C’è un interstizio, sottile e ombroso, nel quale pochi gruppi sono entrati e ne sono usciti a testa alta: quell’anfratto nel quale metal, prog e AOR si sono fusi, lasciando intravedere – per un attimo – splendidi panorami sonori. Queensryche, Fates Warning e per certi versi i seminali Crimson Glory sono la prova più lampante: dietro di loro intere legioni di adepti, proprio come gli Unwise.
La formazione milanese, attiva dal 2006, trova la quadratura con l’ingresso di Luca Zontini: la provenienza da una tribute band degli Iron Maiden bilancia bene il vecchio affiatamento dei tre colleghi, con i quali concepisce l’idea di un concept. Qualche anno dopo vede la luce “One”: il primo passo di un progetto ambizioso, il debutto ispirato a una storia di coscienza interiore e di “rivolta contro il mondo moderno”. “One” è un lavoro in puro stile prog-metal, con una lettura del genere più melodica, crepuscolare e tenue, debitrice dunque dei migliori momenti dei Queensryche, più che del virtuosismo ad alto voltaggio alla Dream Theater. Meno progressivi degli affini Master Experience, gli Unwise articolano il concept attraversando brevi brani che compongono una lunga suite, dal riffone furioso e squadrato di “Cold comfort” alle tinte malinconiche di “A place for thoughts”, con “Safe & Sound” e “Metamorphosis” tra gli episodi più riusciti per intensità melodica e disponibilità alla variazione.
Un buon album d’esordio che però non si affranca dagli ingombranti modelli di riferimento. Auguriamo agli Unwise una ricca attività live che possa fare da specchio e da veicolo di evoluzione.
D.Z.