Ricordi e riti.
I primi servono per riportare al cuore, per far ritornare alla mente. I secondi sono ripetizione, reiterazione, ciclicità, memoria. Il 9 settembre ricordiamo con affetto, commozione, interesse – perchè ci interessa, è roba nostra – la scomparsa di Lucio Battisti. 1998. Ventidue anni fa. Ricordiamo con meno frequenza la nascita, il 5 marzo 1943, perchè la scomparsa ci mette dinanzi alla impermanenza, alla caducità della bellezza. Restano le canzoni. Vivono le canzoni: Lucio ha vissuto per loro, le ha incarnate anche quando la sua presenza, già defilata, si affievoliva, rispettando il Voto del Silenzio e dell’Assenza.
Ho dedicato tre libri a Battisti: tre lavori d’amore in tre momenti diversi della mia vita personale e professionale. Tre figli unici, ai quali tengo egualmente ma in modo differente. Altri ne verranno, è inevitabile, è nella natura delle cose. Avendo ampiamente esplorato l’Era Mogol o il Pre-Panella, ho voglia di approfondire l’Evo Panella o il Post-Mogol. Questione di punti di vista, di osservazioni sulle cose. Lucio però resta uno e molteplice, questo mi affascina ancora: il Battisti soul, quello rock, quello blues, quello disco, quello avant-pop, una freccia che trafigge generi e connotazioni per volare sempre più in alto in quel miracolo artigianale di parole e musica che è la canzone.