Domenica pomeriggio stavamo meditando su futuri progetti insieme. Ognuno sulla propria poltrona, scalzi ma composti, rilassati ma presenti.
Paolo si è alzato mentre prendevo appunti, ha trovato nella sezione filosofico-scientifica della libreria Ingegneria della Felicità. E’ un librino Rizzoli del 1985, un bestseller della divulgazione scientifica dell’epoca. L’autore era Silvio Ceccato, “filosofo irregolare cibernetico” che alcuni ricordano nelle vesti di Socrate (o meglio il Cavalier Sanfilippo) in 32 Dicembre di Luciano De Crescenzo.
Paolo ha sfogliato questo pamphlet sui nemici che si annidano nella mente e pregiudicano il benessere dell’uomo, e ha letto:
“Personalmente ritengo che una strada ci sia: quella di fabbricare uomini contenti mediante un ingegnere della felicità. Una eudaimonia, avrebbe detto Aristotele; una edonica, aggiungo io. Ma questa disciplina è ancora lontana perché il nostro uomo è ancora convinto che altre vie possano prevalere”.
Non sappiamo quale possa essere, quarant’anni dopo l’Ingegneria della felicità, la via. Sarà banale, ma ognuno ha la sua – a patto che si conosca, in senso delfico, oracolare. In questa fase delle nostre vite, mossi anche dalla ricerca di sanità interiore, abbiamo pensato di unire le forze e le esperienze. Connessioni appenniniche, tra musica e comunicazione.