Quanto sono importanti le pause.
Le sospensioni.
Che poi non si è mai fermi, ci si trova a swingare tra passato e futuro senza acciuffare il presente. Che è inafferrabile per definizione.
In un momento traballante di sosta ho pensato di avviare un lavoro d’archivio: sistemare in ordine cronologico antiche interviste e recensioni. C’ho un’età. L’idea però è naufragata seduta stante ma non ho resistito alla tentazione, ho aperto la cartella e mi è apparso un mondo. Quanto ho scritto nell’ultimo ventennio. Grafomania allo stato puro.
Ho beccato per caso una pagina di Jam. Esattamente 10 anni fa. Intervista a un gigante. Fermo a Berlino per la promozione del suo disco Appia Kwa Bridge, con Tony Allen. 75 anni senza fermarsi mai, oggi ancora in pista. Dal Ghana al mondo sul tappeto volante highlife e afrobeat. Indimenticabile Ebo Taylor.
Ricordo l’effetto straniante di una sua risposta. Era influenzato da Wes Montgomery e Kenny Burrell, dal superfunk di James Brown, ma gli piaceva tanto Michael Jackson. Una lunga linea nera elettrica dalla sabbia.