La regola del tre.
L’uno è principio.
Il due binomio, altro da sé.
Il tre intenzione, volontà, cammino.
Scrivere significa connettere. Dare movimento all’insieme. Terza forza genetica.
Un accadimento della vita comincia; il riascolto di un disco mistico congiunge; la parola è agente vitale, nuovo tessuto connettivo.
Sovente penso al rapporto tra donante e donatario. Non tanto in termini giuridici, che hanno solo la piccola geometrica poesia della scientificità, quanto in termini taoisti. Il dono come scambio nel momento, come consegna del sentire nel qui e ora del Wu Wei.
Non è semplice donare qualcosa a chi, come me, è poco interessato alle cose materiali. Così il dono diventa occasione per un ascolto affinato, diventa un prelievo sottile da una dimensione altra. Quella che Jim James chiama, nel suo album del 2013, Regions Of Light And Sound Of God. In quell’infinito spazio accadono eventi che sussurrano e diventano gratitudine.
Ho ricevuto un dono prezioso.
È il giusto dono. Non perché mi sia utile ma perché ha raggiunto lo scopo: ha rievocato un immaginario. Il donante non lo sapeva; il suo ascolto profondo lo intuiva.
Tra le mie letture preferite c’erano i Maigret di Georges Simenon. Magistrale. L’introspezione psicologica nella gestione dei luoghi e soprattutto degli oggetti. Il vecchio paletot, la stufa, la birra da sorseggiare, il borsellino del tabacco nel quale il commissario affondava desideroso la pipa. Quest’ultimo è stato un trampolino di lancio, elevazione visiva. Quando osservai Gino Cervi nel suo regale bianco e nero mi fu chiaro tutto. Riceverlo come dono mi ha dato ulteriore consapevolezza.
Uso lo spazio pubblico come piccolo messaggio nella bottiglia perché spesso fraintendiamo il gesto del donare, o lo affrontiamo con timore e imbarazzo. È un’azione sacra e potente se ci consente di entrare in connessione. In accordo con la legge alla quale nulla sfugge, anche quella che non conosciamo e che per questo chiamiamo caso.