Bob Dylan sindaco di Napoli. E allora? Che c’è di strano? E’ come immaginare ardite ipotesi di fantapolitica con Alemanno sindaco di Roma, Tosi sindaco di Verona, Sgarbi sindaco di Salemi: ogni tanto è così piacevole lasciarsi andare alle fantasie più perverse e maligne. A Robbertino Zimmermànn sinnaco ‘e Napule (uè!) penso spesso in questo momento dell’anno, periodo carnevalizio in cui la domenica mattina si cominciano ad avvistare le prime famigliole che esibiscono i bambini allegramente mascherati da fatine, zorro, zotici e mignotte in erba. Galeotto fu il consueto tragitto serale per andare in radio, autentico itinerario di scoperta interiore, passeggiata serale che diventa percorso tenebroso nei fondali dell’animo umano. Ebbene lungo la via che mi conduce in radio, c’è un negozietto di giocattoli che in questa fase dell’anno allestisce la nuova vetrina con maschere e costumi. Mi capita di osservarlo con maggiore attenzione e cosa ti vedo? Una maschera di Bob Dylan: figo!
I diavoli elettrici che passeggiano insieme a me per scortarmi nottetempo esultano per la piccola grande conquista: Bob Dylan è una delle personalità più importanti e influenti del Novecento ma, almeno in Italia, non ha certo la popolarità di nobili intelletti come Corona, Brunetta, Zecchi e Trapattoni. Arrivo in radio gongolando e lo dico a un incredulo direttore, torno a casa rigongolando e lo rivelo a un’incredula moglie, passo e ripasso davanti a quel negozio e gioisco per la maschera – una sera canta Chimes of freedom, l’altra All along the watchtower, l’altra ancora mi anticipa persino Pay for blood da Tempest – ma l’incredulità comincia a impossessarsi anche di me. Da un nuovo confronto con mia moglie – voce della ragione, del realismo e della praticità – capisco che quella maschera non è Bob Dylan. Proprio no. Si tratta di Rosa Russo Iervolino. Sconforto, depressione cosmica, intima desertificazione. Roba triste lo so, come se vedi la maschera di Peter Gabriel poi scopri che è Giorgio Faletti. I coglioni cadono anche a chi non li ha. Presentatemi il bimbo che ha indossato la maschera della Iervolino per favore.
A proposito di bimbi, ieri sera piccolo spettacolo casalingo di mia moglie e mia figlia, che necessita di una piccola premessa. Quando è nata la mia pupattola adorata, ho scritto un libricino. Roba piccina come la bimba, tiratura limitata di 100 copie, stampato in proprio e destinato solo alla ristretta cerchia di sodali musicomani. Se non ce l’avete ancora è perchè non siete stati iniziati al culto dell’elettricità. Si chiama Her Favourites ed è una succulenta playlist che raccoglie i dischi preferiti di mia figlia: siccome la bimba ascoltava musica già nel pancione e scalciava di gradimento a seconda degli lp, ho compilato questa bella guida degli all time favourite baby album, divertendomi non poco. Tra questi favoriti c’è anche Locked Down, ultimo album di Dr. John: pensare che il fangoso swamp blues della New Orleans più putrida – con i riti propiziatori amministrati da The Night Tripper – piaccia alla mia bambina, mi riempie di orgoglio. Ieri sera ho sparato un paio di video da YouTube (Revolution e Ice Age, per la precisione), le mie pupe hanno ballato cheek to cheek for my private enjoyment. Dr. John for president.