«Il nostro modesto referendum (amate più Battisti-Mogol o Battisti-Panella?) si è appena concluso. Elevatissimo numero di votanti e, fino all’ultimo, incertezza sull’esito. Infine, il notaio mi ha consegnato la busta con il verdetto: prevale, di un cicinino, Pasquale Panella».
Grazie a Luigi Manconi, che nella puntata 37 del Canzoniere Italiano, ogni domenica sulla Stampa, ha lanciato un intrigante referendum su Battisti con Mogol o con Panella. Il quesito era suscettibile di esiti tontoloni o polarizzati tipici dei social, invece sono venute fuori valutazioni interessanti, anche non condivisibili ma nella maggior parte dei casi motivate.
Ha vinto – di poco – Panella: segno che anni di narrazione televisiva filomogoliana cominciano a stancare, e che il desiderio di approfondire in modo più pertinente la fase post-Mogol cresce. Non è un caso che l’ottimo Andrea Podestà abbia pubblicato da poco il suo saggio su Don Giovanni con Squilibri. Potrebbe essere un nuovo punto di partenza per uno studio tematico su ognuno dei cinque dischi bianchi. L’esatto contrario del recente libro di Andrea Scanzi, tra il lessico primitivo e l’esaltazione celebrativa – inutili entrambi.
Da parte mia sono lietissimo di aver offerto, insieme a Guido Michelone e Dario Alovisio, uno spunto di riflessione a Luigi, che scrive:
«Ma sentite questa: i dischi con Panella «partono dal presupposto fondante dell’azzeramento di ciò che c’era prima. Due momenti artistici lontani eppure complementari, intimamente collegati» (Donato Zoppo). Notate: complementari e intimamente collegati. Ecco svelato il segreto. Con Panella, Battisti compie un’operazione eccezionale: parte da zero, ma senza cancellare nulla della precedente esperienza».