Punta il naso a nord.
Così cantava Enzo Avitabile nel suo periodo funk/soul, dritto e spedito. Il pezzo mi piaceva tanto, ma a quarantasei anni comincio a pensare che si debba puntare a sud. Meglio ancora, ai sud. Ai luoghi periferici dove per bisogno di sopravvivenza, per resistenza culturale e fame di relazioni si inventano spazi e percorsi di socialità e condivisione. Dal basso.
Ieri ho visitato il Teatro Koreja. La dicitura esatta è Cantieri Teatrali. Un’area di costruzione, dove tradizione e tecnologia, sapere e intrattenimento si accompagnano. Sensazioni molto buone, come quando bazzicavo il Teatro Officina del maestro De Vita, o il Mulino Pacifico degli amici Solot.
C’era il concerto dei Bundamove. Non li sentivo da una decina d’anni, da quando suonai in radio un pezzo del loro disco d’esordio, un martellante remake dei Rage Against The Machine in chiave dubfunk, sezione fiati da barricata fumante.
En passant ho incrociato il Raiss e abbiamo chiacchierato di un tema caldo: la scomparsa della parlesia.
Ovviamente ‘o jammo base è isso.
[Foto Giovanni William Palmisano: https://instagram.com/gwphotographyblog]