Blu Bus from Aosta.
Hardcore punk dal nord.
Da ragazzetto adoravo i Kina.
Credo di averli scoperti alla fine degli anni 80 in una di quelle disperate domeniche alla radio, quando il giramento per l’imminente lunedì mattina cominciava a diventare insostenibile.
Verso sera Antenna BN International sparava Italia Metallica, un programma tanto scombinato quanto glorioso, che nonostante il titolo per difensori della fede ci faceva scoprire prezioso materiale oscuro, dal grindcore dell’underground greco ai misteri pagani dell’Europa norrena.
Tra una sfuriata black e un ipercinetico tecno-thrash, la batosta strapunk dei Kina mi stese. Questi anni, Occhi di rana, la cover ultraelettrica di Keep me hangin on, il live Gioia del rischio, e poi a cascata arrivarono anche Eversor, Superjack, Ifix Tcen Tcen, Six Minute War Madness, e poi la riscoperta di Indigesti, Negazione e tanti altri. Do It Yourself era la parola chiave: una filosofia, ancora oggi risolutiva.
È bello camminare e trovare impronte di giganti dove meno te lo aspetti.