Casa è dove c’è il sorriso.
Quanti sorrisi ieri sera a Piombino, dimora volante di vinili e note, ormai da sette fittissimi anni.
Abbiamo improvvisato una chiacchierata sulle copertine di Battisti – epoca Mogol, ma scalpito per la Battistata panelliana nei dischi bianchi – avendo come traccia solo la gioia di raccontare l’immaginario visivo di Lucio.
Grazie al mio partner Stefano Calvi, che è grande e grosso come l’entusiasmo e la passione che trasmette. Presto ci vedremo in un progettino che lascerà stupefatto chi fino ad ora ci ha seguito.
Grazie alle amiche e agli amici che hanno riempito la tana del Faro di curiosità e attenzione.
Oggi si torna a casa, quella di cromosomi monferrini, acque bollenti e silenzi antichi.
Ci si vede alle 18 in un luogo del cuore, la libreria Cibrario, per fare il punto della situazione sul 69 dei Beatles e il 79 di Battisti con Angelo Arata. Prima però ho il mio rito privato di focaccia con i buchetti inzuppati di olio e il bicchierone di acqua fumante che scartavetra trigliceridi, nicotina e cattivi pensieri.
Ultimamente riascolto Pino Daniele.
Sto facendo una ricerchina sulla parlesia, chissà dove porterà. Sicuramente in qualche casa.
E che goduria quel frasario magico, losco e ciancicato a mezza bocca tutto fatto di spunisce appunisce ebbanesi jammone bacone bagaria addovà sfumosa situenza ‘a jammetella è primissima.
Resto addosso a Bella ‘mbriana.
Il finale di polvere, mistero e ritorno:
Bonasera aspettanno ‘o tiempo asciutto, bonasera a chi torna ‘a casa c’o’ core rutto.