La bellezza regna per diritto divino, ricordava Oscar Wilde, dunque non può essere interrogata; contiene domande e risposte, spazio e tempo. Ognuno di noi abita un’estrema propaggine di bellezza, soprattutto nei frammenti che lo rappresentano.
Oggi ho ospitato un giovane giornalista che ha voluto approfondire la mia storia di autore. Non è stata
un’intervista nel vero senso della parola, credo non ci sia stato un istante di botta e risposta formali, abbiamo vissuto un unico grande flusso. Siamo entrati e usciti dalla corrente con disinvoltura, proseguendo la chiacchiera congiunta anche durante il pranzo, a nuoto nell’oceano di digressioni raggiunte a bracciate larghe e serene.
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Ha scattato molte foto, dalle dediche sulle sue copie fino ai pertugi remoti della mia collezione di dischi. Me le ha mandate non per approvazione – ho volutamente affidato a lui la regia libera e appassionata – ma per condivisione. Una più di altre mi identifica. Una sequenza di pagine di tempi andati, lette rilette assorbite, un imperativo categorico tra oracoli e silenzi.
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Ph. Andrea Parente.