Laggiù c’è un ciuffo di cipressi.
Sfiorano il cielo e hanno radici discrete, scendono nel profondo costanti, senza allargarsi. Noi umani cerchiamo esempi in ogni dove, ma basterebbe emulare i cipressi. Alberi compassati nel senso più autentico: signorile misura, circolare perché tutto torna.
Quel ciuffo adorna un luogo caro. Il poggio dal quale lo saluto è equidistante dalla mia dimora e da quel posto, un triangolo sacro. Ogni tanto salgo, osservo e annuso. Giorni fa ho tolto un po’ di rifiuti, non oso immaginare cosa abbiano lasciato i pasquettanti.
Stasera, domani e venerdì avrò la fortuna di visitare con il mio libro altri luoghi cari, dove ogni incontro, come un cipresso, ha inciso con gentilezza i suoi segni.