Paolo caro,
durante la cena tibetana, nel clima ovattato e soffice del ritiro di meditazione a Pomaia, è arrivata la notizia. Come un ago lento che buca mollemente un palloncino, sgonfiatosi piano, pianissimo.
In quell’ambiente morbido, isolato e protetto, aver appreso della tua morte è stato surreale. Solo stasera, a due giorni di distanza, dopo aver salutato l’Istituto ed essere tornato al mondo, ho realizzato. Che strano e maledetto questo dolore al rallentatore.

Dovevamo sentirci, lo avevo detto anche a Emiliano, che aveva organizzato il tuo concerto a Cave, l’ultimo:
“Emiliano manda i miei saluti al Benvegnù e digli che si facesse sentire, dobbiamo fare una cosa insieme”.
Quell’insieme era in tre, perché l’artefice della faccenda era stato Marco Olivotto.

Spulciando tra i nostri messaggi, partiti dopo la sequenza di abbracci alla fine del concerto sannita lo scorso agosto, ho ritrovato l’ultimo che ti avevo inviato: era il 10 ottobre, il giorno dopo tu avresti pubblicato Piccoli fragilissimi film Reloaded, io avrei compiuto 49 anni. Una coincidenza che avevo interpretato come un buon segno. A volte i segni diventano sogni, poi ridiventano segni: stanotte ti ho sognato e quel racconto onirico, oramai nebuloso, significa una messa in moto.

Tra le tue numerose qualità, una mi ha subito colpito: l’umorismo. Ma quello da sgangherato colpo di genio, evidente dimostrazione di un’intelligenza superiore alla media, che bellezza.
Come il gioco della tua somiglianza con Tony Esposito: quando ad agosto l’ho avuto faccia a faccia un’intera serata a Covergreen per un’intervista, sapessi quanto è stato impegnativo non ridere pensando a te.
O come quando ci siamo telefonati qualche mese fa – finalmente, ti stavo braccando da un po’. Dopo la tua affettuosa sfilza di perdonami/perdonami/perdonami ci siamo detti:
– Paolo non preoccuparti, hai avuto così tanto da fare tra studio e concerti.
– Perdonami ancora, ho provato a chiamarti un’ora fa ma non rispondevi…
– Ero dall’analista, ora sono tutto tuo.
– Dall’analista? Allora senti, visto che dobbiamo fare questa cosa insieme ti faccio una proposta!
– Dimmi…
– Ti mando 50 euro per ogni seduta, ce le dividiamo, così tu gli dici un po’ di cose da parte mia e poi mi racconti lui cosa dice, così risparmio tempo e denaro…

Siamo fiamme di immagini che volano, gli avrei detto, Paolo caro.

[ph. Marco Olivotto]