Ieri ho intervistato Geoff Westley.
Per una volta non abbiamo parlato di Lucio Battisti, anche se il discorso finisce sempre lì, o perlomeno ci passa, staziona quanto basta, un ristoro e un respiro. L’ho interrogato per conto di Dusk, la storica rivista di Mario Giammetti dedicata ai Genesis.
Il 26 agosto 1979 Geoff era sul palco del Reading Rock in compagnia di Peter Gabriel e Phil Collins. Tre giorni di fuoco, c’erano i Whitesnake, i Motorhead, i Police. Peter – headliner del festivalone – saltellante in tuta gialla; Phil con barbone da boscaiolo. Geoff placido alle tastiere. In quell’agosto londinese la mattina registrava con Lucio e la sera provava con Peter. Il resto su carta, sul prossimo numero di Dusk.
Ho riascoltato, fatto sfilare in rassegna, un po’ di chicche gabrieliane, le meno gettonate. Infine sono entrato nel Secret World Live. Modena, quasi trent’anni fa.
C’è stato un momento – racchiuso in un eterno istante – in cui Peter è stato il più grande. Più di Lou, più di Van, più di Neil. Accade quando un artista esplora tutto se stesso, si denuda e nutre il pubblico di visioni, grumi di senso e immagini, si riveste e mastica un grano di intimità. Un rosario di cicatrici. Solo sondando le profondità si comprende il mondo segreto.
[Ieri è stato il Capodanno Lunare. Shaking The Tree]