Mudra Sounds IV.
La funzione della parola è sia di celare che di scoprire, diceva Lacan nel Discorso di Roma. Qualche sera fa, tornando dalla radio attraverso una Benevento ferocemente umida, mi sono riscaldato le ossa con generose dosi di ‘The First Day’.
Per un momento ho pensato: ma vuoi vedere che è proprio questo il mio disco preferito degli anni ’90?
Ma no, sarebbe stato ingeneroso e iniquo verso altri capolavori di un decennio così formativo, con gli album di Talk Talk, Kyuss, Rollins Band, Rush, RATM, Dead Can Dance, Living Colour, Robert Plant, Voivod, Radiohead e i King Crimson del doppio trio o triplo duo o esagono rock tutti per uno uno per tutti.
Eppure in Sylvian/Fripp trovo tutto quello che si può chiedere a un gran disco. Il graffio elettrico e la carezza, l’eros della spinta e del languore, il principio della distruzione ai confini dell’ordine, l’istante infinito tra la fine di un pezzo e l’inizio dell’applauso. E riscalda nel profondo anche in una Benevento polare.