Oggi è mercoledì.
Avrei dovuto pubblicare la consueta intervista su Jam ma non l’ho fatto. Il motivo è semplice: mi sono dimenticato.

Come dietro grandi ricordi ci sono percorsi e vite intere, così dietro clamorose dimenticanze ci sono motivazioni e pulsioni – anche istantanee, estemporanee. La mancata conversazione musicale di oggi ha un motivo: la pienezza. Credo che per ricordare siano necessari dei vuoti, delle mancanze, degli spazi di respiro. Quando tutto si affolla non c’è più luce, si infittiscono le date, si azzerano i luoghi in un indistinto buio.
La memoria è un ambiente misterioso, un muscolo da allenare quotidianamente ma anche un dono degli dei, un vaglio selettivo ma anche una spugna capace di assorbire di tutto. Il mio amico Paolo Tocco invidia la mia memoria, che considera addirittura prodigiosa, ma anche la più miracolosa delle piante ha bisogno di essere annaffiata con cura e costanza.

Mi sono regalato un nuovo Buddha. Non per idolatria, non per bellezza nè per decoro, neanche per fare compagnia al collega mingherlino – quello sta bene per i fatti suoni a meditare sulle dimensioni – ma per auspicio: un invito a ricordare.