Oggi ho compiuto 48 anni. Un numero importante, anche se i numeri contano poco. Anzi contano il giusto, se li si interpreta in chiave simbolica.
Quarantotto suona come una rivoluzione, rimbomba come un grande disordine, e tra le attitudini di chi ha a cuore questo numero c’è la creatività, che nasce spesso – o sempre? – dal magma del caos. Poi 48 può diventare 4+8, 12 può mutare in 1+2, e il 3 pitagorico ci porterebbe dritti nella sfera del sacro, di cui si dice sia bene tacere.
Per questo oggi mi sono fatto un regalo. Mi sono regalato la firma del contratto per un nuovo libro, al quale tengo tanto. Siccome scrivere vuol dire studiare, e studiare vuol dire andare lontano (sia avanti che a ritroso), anche questa volta sono partito ab ovo. Dall’inizio dell’inizio. Anzi prima. Nel momento, disse Bryan Wynter ampiamente citato in questo libro di partenza, in cui l’occhio guarda il mondo che non ha ancora riconosciuto.
Grazie di cuore a chi mi ha rivolto un pensiero di auguri, dalle centinaia di voci festanti via social a quelle segrete e intime, sussurrate all’alba.