Quando cominciai a fare radio avevo una rubrica dedicata alla storia del rock, dagli anni ’50 alla fine dei ’70. Una volta suonati i classici immancabili mi divertiva setacciare brani ignoti ai più, chicche di gruppi operanti alla periferia dell’impero angloamericano, dalla Turchia al blocco sovietico.
All’epoca c’era un fan molto presente che piombava spesso in redazione, gli piaceva ascoltare la radio in radio, sarà stato un fatto di alta fedeltà in presenza, o forse voleva accorciare la distanza dalle onde. Era un fedelissimo ma un suo complimento mi suonò strano, persino provocatorio, forse per l’intonazione involontariamente ironica: “Ma questo è un programma di archeologia rock!”.
Dopo aver chiuso la rubrica per dare più respiro alla contemporaneità, ho capito quel complimento. L’idea di scavo profondo nel passato remoto del rock non aveva un motivo nostalgico. Era un modo di restituire all’ascoltatore dei Duemila tempi e geografie poco note, ma meritevoli di ascolto.
Parleremo anche di questo venerdì 12 novembre alle 18 al Museo Castromediano di Lecce, in occasione dell’ottavo appuntamento del ciclo Dopolavoro con l’archeologo. Sarò in compagnia di Anna Lucia Tempesta (archeologa e curatrice del museo) e della giornalista Loredana De Vitis: il titolo ‘Che anno è, che giorno è’ ci porta prepotentemente all’epica mogolbattistiana, ma andremo anche oltre per capire il presente.
Chiacchierata archeomusicale con la partecipazione del duo , tour guidato gratuito al museo, infine degustazione di birra artigianale chilometrozero.