La linea orizzontale ci spinge verso la materia. Quella verticale verso lo spirito. Il simbolismo della croce, Battiato dixit.
Lucio Battisti era un verticale.
Quando una materia era di suo interesse – un lp di Bob Dylan, un tomo di psicologia, un manuale di idraulica, come si innaffia un giardino – la approfondiva in modo totalizzante: partiva dall’alto e scavava sino alle fondamenta. Verticalità e radicalità. Spesso anche l’orizzontalità è utile: è braccia aperte, slancio per l’avvitamento, leva per l’equilibrio. Offre punti di vista nuovi. Inneres Auge.
Andrea Parente è un verticale.
E’ un mio attento lettore, un assiduo ascoltatore di RCN, ha seguito con diligenza il mio corso di ufficio stampa, assorbendo persino le odiose imposizioni da grammar Nazi. Ieri mi ha intervistato in lungo e in largo – non solo in verticale – per un progetto al quale sta lavorando, tra indagine musicale, editoria e narrazione.
Lunedì sera parleremo ancora del Nostro caro Lucio in occasione di , alla selva di Fasano (BR). Ricordando quello che Andrea ed io ci siamo detti a microfoni spenti, in orizzontale: saper rinunciare, saper aspettare, saper pensare.