Quel troione di piccola Katy. Dopo avervi raccontato del grande sogno rock 'n' roll con i Rolling Stones, non posso non comunicarvi che qualche notte fa ho sognato i Pooh. Mica in concerto: ce li avevo tutti e quattro in macchina, sul sedile posteriore. Vederli nello specchietto retrovisore lasciava sgomenti: un'unica grande faccia tutta zucchero sorrisi e canzoni, denti a non finire, pelle piallata e architetture di capelli che a confronto un comune riporto è roba da minus habentes. Tra l'altro, per dovere di cronaca, qualche notte prima avevo sognato Stefano D'Orazio da solo: l'unica cosa che ricordo è che eravamo a cena e lui aveva la camicia svolazzante e il gilettino da ussaro di Jimi Hendrix a Monterey. Robe brutte, lo so.
Oggi pomeriggio, complice la festa dei lavoratori, mia figlia che ronfava e un rendez-vous intimo con mia moglie, mi sono ritrovato a sonnecchiare sul divano. Credo di aver sognato un mandala (rispetto ai Pooh anche sognare una scoreggia è una boccata d'aria) e poi mi sono svegliato guardando un quadro che accompagna sempre i miei risvegli dal divano. E' un piccolo borgo che Susy ci ha regalato volentieri, evidentemente con la chiara intenzione di disfarsene: è stato dipinto sul retro di una tela mai finita, utilizzando i colori rimasti. E si nota benissimo che è una sorta di “instant picture”: prospettiva anarchica, soluzioni architettoniche fantasiose, colori improbabili. Eppure lo adoro. Lo osservo perlomeno due volte al giorno. Il motivo? Ogni volta cambia. Ogni volta l'albero cambia tinta, la scala muta inclinazione, il campanile si allontana.
E' un effetto che mi accade sempre con le grandi opere, con i classici. Penso a Animals dei Pink Floyd. Lo stavo riascoltando di recente, dopo averlo letteralmente consumato in gioventù. Confrontandoti nuovamente con un evergreen scopri sempre qualcosa di nuovo, di sorprendente, di imprevisto. Penso al Pendolo di Foucault di Umberto Eco. Un testo che sto rileggendo in questi giorni e ne sto riscoprendo autentici colpi di genio e brillanti invenzioni letterarie. Non credo capiti con i Pooh. Se riascolto per l'ennesima volta Uomini soli, al massimo mi girano le balle. Con buona pace di Paolo Bitta.