Been A Son.
Oggi per la prima volta, con volontà e consapevolezza, Federica ha voluto condividere con me un album. Eravamo in auto e abbiamo ascoltato, a volumi felicemente sconvenienti, Incesticide.
Ho ricordato di quando lo condividevo trentadue anni fa con mio fratello, forse più per cattività domestica che per scelta.
Ma l’ascolto tra figlia e padre ha qualcosa in più, apre campi di domande.
Perché a una dodicenne che ho alfabetizzato con Beatles, Doors, Black Sabbath e per alcuni versi Battisti arriva con maggiore forza la figura di Kurt Cobain?
Come entrerà nell’immaginario di una screenager il disagio di canzoni che amavo come Dive, Turnaround dei Devo e Sliver? Erano un passaporto per la libertà per un adolescente dell’epoca, chissà cosa simboleggeranno per una postdigitale.
Riascoltarle mi ha ricondotto alla Lezione Magica degli Hüsker Dü: macchie pulsanti di punk-rock sporco e slabbrato che sprigionano melodie celesti. Fiori di loto elettrici.