All’alba del 1991 entrò in casa un vinile bianco, con tante immagini in b/n. Gruppo ignoto, titolo stravagante: Solo un folle può sfidare le sue molle.
Si chiamavano Vidia, fiorentini, che prendemmo con mio fratello perchè in back cover – sotto le facciate “Oltremare acustico” e “Fucsia elettrico” – campeggiava la scritta Prodotto da Gianni Maroccolo. Nei credits si vedeva spesso Francesco Magnelli. Tanto bastava all’epoca – e ancora oggi è così…
Dalle ceneri dei Vidia nacque la Bandabardò, di cui non posso parlare male altrimenti mi inimico svariate migliaia di amici e anche perchè di recente ho intervistato Finaz che è stato di una disponibilità e cortesia davvero fuori dal comune.
Confesso che l’album non è che ci facesse impazzire, con questo stile un po’ Caputo, un po’ Conte, un po’ folkrock/swingante/whisky&soda ma impersonale, non molto intrigante. Decidemmo subito di rimettere la copia in circolo nell’ambiente degli scambisti musicali.
La cosa che però ricordo con maggior piacere erano le foto. Erriquez in un giacca e camicia, mise lontanissima dalla tenuta combat folk zompettante dei palchi, poi c’era un simpatico bartender. Divisa d’ordinanza con camicia bianca, papillon e gilet neri, era il barman confidente del KGB, o dei vari Plegyne, Rockafe, Backdoor, Tabasco, i locali delle memorabili notti fiorentine. In questo disco aveva il suo vero nome: Sandro Gerbi. Batterista. L’anno dopo, 1992, diventò percussionista dei C.S.I .. Cambiò anche, pare su suggerimento dello stesso Maroccolo, una lettera del cognome, diventando Alessandro Gerby.
L’ho intervistato di recente per questo viaggio nei CSI e mi ha raccontato tante cose succulente su bonghi, campane e percussioni alternative. Anche se in Bretagna ci andò con la batteria.