The Rhythm Method (diary): 16 settembre
Xenofilia. Viandanti accolti con quadrati di suono. Populonia. Terre etrusche e solchi magici.
Xenofilia. Viandanti accolti con quadrati di suono. Populonia. Terre etrusche e solchi magici.
Counting Out Time. Credo che Mario Giammetti abbia perso il conto dei suoi libri sui Genesis. Questo è l’ennesimo, come sempre imperdibile, appena uscito. Ricevuto insieme alla bella notizia del ritorno di Rock City Nights: si riparte in radio con una serata elettrica a tutto spiano mercoledì 7 ottobre. Visto
Rhythm Of The Heat. Non tornavo a Napoli dal 9 marzo. Fatta eccezione per una breve ma amorosa giornata estiva da turista, tra pie madri dell’arte e chiostri magici, mancavo da troppo tempo. Come sempre Napoli luogo di incontri, avvicinamenti, unioni e riunioni, osservazioni, progetti, letture. E’ come se fosse
Oggi mi sono divertito a rivedere Angelo Badalamenti che spiega la genesi della colonna sonora di Twin Peaks – “I see dark wood, soft winds”. Inevitabile riprendere questo testo per rientrare nell’Enigma. E la sirena solitaria suona.
Nella profonda, ribollente elaborazione notturna peschiamo tra cose remote, tra simboli immemorabili. Stamane dopo una estenuante ricerca ho scovato l’immagine che ho visitato in sonno. ‘Under The Sky. A Collection Of Lyrics & Poems’, Boydell Press, Londra, 1973. Opera di Julia Fryer, è a corredo del testo di ‘Moonchild’ dei
Ricordi e riti. I primi servono per riportare al cuore, per far ritornare alla mente. I secondi sono ripetizione, reiterazione, ciclicità, memoria. Il 9 settembre ricordiamo con affetto, commozione, interesse – perchè ci interessa, è roba nostra – la scomparsa di Lucio Battisti. 1998. Ventidue anni fa. Ricordiamo con meno
Celebration Of The Lizard. Dagli Albori del Semestre Magico tre gatti mi fanno compagnia. Rettifico per non turbare la perenne quiete dell’Olimpo Felino: sono io che faccio compagnia a loro. Con la dovuta distanza vista la mia nota allergia al loro epitelio. Fino a stamane abbiamo vissuto in placida serenità,
Home Taping Days Revisited. Quando passo a monitorare i miei vecchi mi diverto ad esplorare antichi luoghi e riprendere tra le mani oggetti della preistoria. Ad esempio le cassette. C’era un tempo – profondi anni ’80 pronti a scavallare nel decennio successivo, paradisi elettrici e giri nella notte – in
A volte mi perdo. Spesso in balia di pensieri fissi, ossessioni, osservazioni. Quante doppie esse in una sola frase. Ieri ad esempio gironzolavo intorno all’aneddoto della più giovane delle nipoti di Gurdjieff, che gli controllava la temperatura del caffè arabo ventitré volte. Oppure se è meglio dire Osiride il Grande
Axis Mundi et Musicae. In questa fase – spero breve – di riposo forzato, mi diverto a riguardare le foto della scorsa settimana, Covergreen 2020 minimal edition, tre giorni soli in un periodo delicato ma sufficienti a sottolineare ancora una volta l’identità della rassegna. Musica e immagine, note e copertine: