The Rhythm Method

Diario

The Rhythm Method (diary): 10 marzo

It’s getting better all the time: it can’t get no worse. 54 anni fa, il 10 marzo 1967, in un infinito pomeriggio a Abbey Road che si concluse alle 4 del mattino, i Beatles erano alle prese con Getting Better. La canzone dell’ottimismo. Un atteggiamento doveroso in un periodo così

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Diario

The Rhythm Method (diary): 9 marzo

Rileggendo Ivanov. Forma e principio. Templi. Consapevolezza del legame. Diversi livelli di sensibilità: dalla pietra alle gerarchie celesti. Le pratiche del risveglio riportano a galla immagini e suoni. I Julie’s Haircut sfidano Rainbow Island negli spazi impervi del remix creativo. Vibrazioni concentriche. In copertina John William Waterhouse: le ninfe trovano

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Diario

The Rhytm Method (diary): 8 marzo

Diogene il cinico sosteneva che anche il sole penetra nelle latrine, ma non ne è contaminato. Così l’elefantino magico che ho trovato qualche giorno fa, sul davanzale di una finestra, passeggiando sul viale della stazione. Incontaminato dal traffico, dai rumori di clacson e imprecazioni di automobilisti, indifferente nella sua celeste

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Diario

The Rhythm Method (diary): 1 marzo

Ieri sera ho ricominciato a correre. È una delle mie più antiche abitudini, che solitamente riattivo in primavera, dopo il letargo sonnacchioso dell’inverno. Nei giorni scorsi però ho captato alcuni segnali, dai fiori rosa fiori di pesco appena spuntati al chiacchiericcio degli uccelli, così mi sono lanciato in strada. La

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Diario

The Rhythm Method (diary): 25 febbraio

Nella mia attività la figura di Lucio Battisti è molto presente. A lui ho dedicato tre libri, ai quali sono legato per i tempi e gli esiti, diversi ma intrecciati. Ai tempi di Aereostella feci un’indagine appassionata sul controverso ‘Amore e non amore’ (la censura, la donna nuda, eros e

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Diario

The Rhythm Method (diary): 24 febbraio

Un tempo in treno c’era più silenzio. Oggi ho la sensazione che sia tutto rumoroso. E non mi riferisco solo al vociare, allo sferragliare, al risuonare biglietto dopo biglietto. Torna in mente il monito di Burroughs: provate a stoppare il vostro discorrere sub-vocale, a raggiungere pochi secondi di silenzio; arriverà

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