The Rhythm Method

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The Rhythm Method (diary): 15 maggio

Da ragazzetto ascoltavo anche il metal. Quello più estremo mi diceva poco, anche se concettualmente era stimolante. Apprezzavo anche le spinte verso l’eccesso del death a patto che ci fossero respiro e creatività: nei primi anni 90 tra Florida e Scandinavia lo stato di salute era ottimo. Mi fanno ridere

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The Rhythm Method (diary): 13 maggio

L’estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana. Cinque anni fa Aereostella pubblicava il mio Caution Radiation Area. Lo avevo terminato un paio di anni prima, con l’obiettivo di farlo uscire in occasione del quarantennale del disco, primavera 2014. Per motivi imperscrutabili arrivò in libreria nel 2016, in concomitanza

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The Rhythm Method (diary): 12 maggio

Oh baby, back where I belong… Truckin’ fu la mia prima canzone dei Grateful Dead. Imprinting siderale. Era la fine degli anni ’80, la trovai in una di quelle cassette che uscivano ogni settimana in edicola. Se non ricordo male, ma preferirei non ricordare, note a cura di Red Ronnie.

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The Rhythm Method (diary): 11 maggio

Anthem Of The Sun. Ieri tra andate ritorni sali scendi guida parcheggia entra esci accendi spegni ho sempre avuto le orecchie impegnate. È bene combattere con la musica i pensieri parassiti e le azioni meccaniche, così mi sono costruito – in modo empirico, quasi primitivo – una poderosa playlist. Una

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The Rhythm Method (diary): 10 maggio

Slow Train Coming. Curiose assonanze su rotaia. Stavo ascoltando Dylan And The Dead tra le brume del mattino, ennesimo treno. Mentre il diabolico polmone ritmico americano si gonfiava negli auricolari è entrata prepotente e maleducata la vocetta della signorina benvenuti a bordo. Distrazioni sonore che incatenano, locomotive breath. In viaggio

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The Rhythm Method (diary): 8 maggio

Anche le qualità hanno effetti collaterali. Così mi ha detto ieri sera un buon interlocutore col quale mi confronto. Il setting è un circolo: un percorso rettiliano che dal cervelletto è arrivato alla familiarità di Jekyll & Hyde. Le controindicazioni delle virtù. Pensiamo alle copertine. Esistono grandi dischi introdotti da

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The Rhythm Method (diary): 6 maggio

A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata… Entrando in punta di piedi nell’impero soggettivo del de gustibus, preferisco i Beatles agli Stones (ma di poco), le castane alle bionde, le desert boots ai sandali. Il verbo preferire. È un concetto relazionale, benché avverso. Mette in connessione, ancorché in paragone. È funzionale

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The Rhythm Method (diary): 3 maggio

Alessandro di Cozieo. Dovrebbe essere questo il precettore menzionato ma non nominato da Marco Aurelio nelle prime mirabili battute dell’A Se Stesso. Assiologica discendenza, eredità di struttura e radici e prospettive, così si apre il primo dei dodici libri. Dal suo maestro l’imperatore apprese una straordinaria virtù: “non esser stato

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The Rhythm Method (diary): 29 aprile

Stavo facendo delle ricerchine su Sir Peter Blake ed è spuntato fuori The Dazzle Alphabet. Serigrafia in edizione limitata, un centinaio di copie, 2017; ArtRepublic ha venduto con gioia i 25 costosetti boxset laminati in oro e argento. Ogni lettera dell’alfabeto policromo misura 21 x 29.7. Chissà perchè la A

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