The Rhythm Method

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The Rhythm Method (diary): 5 dicembre

Da lassù, o da laggiù; dal suo qui e ora, o dal suo altrove e allora, Elena Seishin Viviani dispensa consapevolezza. Mai ostentare una presenza, se si può essere un’assenza, dice. Probabilmente non aveva in mente Battisti, ma mi piace pensare che Lucio abbia praticato in questi termini. Oggi a

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The Rhythm Method (diary): 3 dicembre

Da ragazzi di provincia profonda, pervasi da quel senso carbonaro dell’esistenza, ci si incontrava in luoghi iniziatici. Più era palese la loro centralità, più accentuato era il clima da sabba segreto. Ai semafori, alle panchine, all’incrocio, al parcheggio. Ricordo un traffico losco con baratto di Just Say Ozzy su vinile

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The Rhythm Method (diary): 2 dicembre

In qualche vangelo gnostico si parla di grande turbamento dei vasi, alcuni vuoti, alcuni pieni, alcuni diritti, alcuni rovesciati. L’ascolto di un disco importante – impatto e esperienza – provoca un analogo scossone: rovescia, riempie e svuota. Gli amici di Covergreen mi hanno chiesto di raccontare i miei dischi del

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The Rhythm Method (diary): 1 dicembre

Ogni anno, a fine anno, è inevitabile la Top List con i migliori dischi. La prometto sempre al direttore, lui la teme ma sotto sotto – e anche sopra sopra – la brama. Però non la faccio mai. Ce ne sono di dischi belli e importanti, ne ascoltiamo tantissimi in

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The Rhythm Method (diary): 29 novembre

Vent’anni fa. Volati via, un soffio. È vero che tutto passa, tutto deve passare, ma tutto resta, in qualche modo e in altro modo, nelle cellule, nella speranza, nei risvegli. Una canzone, un’esperienza, un sapore, un desiderio, uno sguardo, il pulsare di una mano nella mano, il dirigersi spedito di

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The Rhythm Method (diary): 28 novembre

Le ombre segrete. Così si intitolava un reading iniziatico che ideammo qualche anno fa con Max Fuschetto. Oboe e parola, legno e verbo. Ricordo con emozione la serata nel Chiostro, una folata di suono ferma, caduta dall’alto, tra le righe dei testi del cuore che avevo selezionato. Ferretti, Tobino, Artaud,

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The Rhythm Method (diary): 27 novembre

Sono un discreto frequentatore di bar, mi posiziono al banco per sentirmi circondato da brusii, inflessioni, una nuvola di aneddoti rubati e rivelazioni afferrate con la coda dell’orecchio. È nutrimento per l’ispirazione, vita che brulica e muterà in scrittura. La mia permanenza fugace si limita al caffè, uno spettatore che

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The Rhythm Method (diary): 26 novembre

La presenza sfida l’immaginazione. L’animale bracca il centro di gravità permanente. Altre vie, quarte vie. Ci si irrobustisce col nutrimento, anche quello leggero, impalpabile, di una foglia arrossita, planata sul finestrino. Ci si edifica con antichi ascolti, nuove visioni, riletture fondanti. Secondo leggi di affinità assimiliamo gli alimenti alla sostanza

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The Rhythm Method (diary): 23 novembre

Il nuovo Adelphi di Ettore Sottsass si intitola Di chi sono le case vuote?. Mark Hollis preferiva una nota a due, e il silenzio a una nota. Il nuovo Innerspace Remix degli Oslo Tapes è un trance rock da autobahn infinita. Una signora inviò una letterina a Jung, desiderava incontrarlo.

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The Rhythm Method (diary): 22 novembre

Spugnosi. Ci nutriamo di suoni, parole, segni, simboli. Rimettiamo in circolo, metabolismo emozionale. Reciproco sostentamento del tutto, diceva quel greco-armeno. Napoli porosa, muri parlanti e angoli umidi di storie. La scrittura di GL Ferretti, rugosa di pietra e crepitante di legna. La linearità geometrica di Simenon, fitta sovrapposizione di vite

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