The Rhythm Method

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The Rhythm Method (diary): 26 maggio

Le musiche si muovono tra attimi e coincidenze. Incidono insieme nel luogo e nel tempo. L’accadimento è magico quando innova l’esistente; quando lo arricchisce o lo depriva, dunque lo modifica. Accadono attimi magici. Maggiore è la loro brevità, più potente è la loro intensità, più lunga è la loro storia.

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The Rhythm Method (diary): 25 maggio

Max ha due velocità. Una interiore cinetica, a galoppo tra i suoni, orizzonti ravvicinati. Una esteriore flemmatica, meditazione da scacchista di note e immagini. La sintesi tra i due tempi è nella performance, il concerto che cammina tra lo scalpitare al ralenti e la lentissima esplosione di luci. Un rimbombo,

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The Rhythm Method (diary): 24 maggio

Cercavo una foto, come si cercano le parole che connettano pensiero e azione, che siano legate dal bene e dalla circolarità. E’ arrivata giovedì pomeriggio, dall’alto o dal basso anzi dal bianco e dal nero, alla fine di una chiacchierata in tana di Pino Bertelli. Lo ascoltavo – accovacciato come

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The Rhythm Method (diary): 22 maggio

Tra un libro e l’altro, una chiacchiera e una dedica, ieri ho visitato una mostra speciale. Si chiama Arte a 33 giri, a cura di Alessandra Mammì e Vincenzo Sanfo: Spazio Musa in Via Consolata 11, fino a settembre. Copertine copertine copertine. Con criterio, direzione, selezione. Un punto di vista

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The Rhythm Method (diary): 21 maggio II

Un parco giochi. Una biblioteca borgesiana moltiplicata enne volte. L’albero della cuccagna o il paese dei balocchi. Un ronzio incessante antimantrico. Una fiera cicciona di pagine inchiostri colori dalla quale si esce a fatica perché leggere è dipendenza sana, santa, benedetta, dissetante, nutriente, orgasmica. Esserci è stato gratificante, come autore

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The Rhythm Method (diary): 21 maggio

Un sabato italiano. Estate 1983. Sergio Caputo furoreggiava, adoravo quella canzone. La sera si scendeva giù, davanti al portone, con la lucina fioca anni Sessanta. C’erano un po’ di sedie, mia nonna e le signore più anziane si accomodavano, le giovani erano in piedi o accovacciate sullo scalino accanto a

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The Rhythm Method (diary): 20 maggio

Casa è dove c’è il sorriso. Quanti sorrisi ieri sera a Piombino, dimora volante di vinili e note, ormai da sette fittissimi anni. Abbiamo improvvisato una chiacchierata sulle copertine di Battisti – epoca Mogol, ma scalpito per la Battistata panelliana nei dischi bianchi – avendo come traccia solo la gioia

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The Rhythm Method (diary): 18 maggio

La devozione alla musica conduce al ringraziamento attraverso la condivisione, l’opera, la messa in circolo del bene. La devozione al maestro conduce all’uccisione. Sono devoto al musicista, non riesco ancora a uccidere il maestro. Credo che il segreto sia nell’unione – musicale e mistica. A un anno dal suo passaggio

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The Rhythm Method (diary): 17 maggio

Le copertine sono porte. Ingressi su mondi. Per quanto obsoleta, l’idea del disco-esperienza è ancora seducente. L’immagine è il primo passo, la vista il primo senso stuzzicato, poi travolto dal suono e riconquistato in concerto. Sinestesie. A Lucio Battisti è mancata la parte live, dunque album come Amore e non

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