Rock italiano

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Nuovo Rockerilla in edicola

Nuovo Rockerilla in edicola! Su questo numero – settembre 2014 – mia intervista ai Latte & Miele più pezzi su ‘Appunti di rock’ (Andrea Gozzi), ‘Ascolti d’autore’ (Pierluigi Lucadei), ‘Desiderio del nulla’ (Salvatore Coccoluto) e sui nuovi dischi di Conor Oberst, Fofoulah, Fatal Fusion, Pennelli di Vermeer, Karma To Burn,

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Accordo dei Contrari: ‘ADC’ (AltrOck)

Dalla sua nascita, il progressive è figlio dei gruppi. Delle “unità compositive ed esecutive collettive”, per citare Franco Fabbri, uno che le dinamiche interne e le pratiche musicali dei gruppi le conosce e le studia approfonditamente. Rispetto ai suoi padri nobili, il prog contemporaneo ha un po’ smarrito la dimensione

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Bill In The Tea: ‘Big Tree’ (Ams/Btf)

Senza mezzi termini e con esemplare immediatezza, i Bill In The Tea parlano chiaro: “I wanna be Frank Zappa”. E’ il titolo di uno dei nove pezzi di “Big Tree”, disco d’esordio della band siciliana, che però da zappanali, zappologie e zapperie varie è piuttosto lontana. Nati a Catania nel

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Prowlers: ‘Mondi Nuovi’ (Agla Records)

Non è ammissibile una valutazione storica del new prog italiano che non prenda in considerazione la storia dei Prowlers. La formazione bergamasca, all’indomani della cui vicenda Alfio Costa darà vita ai Tilion, si è distaccata fin dalle origini dall’impostazione imperante del nuovo progressivo tricolore: al revival genesisiano, i Prowlers hanno

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Logos: ‘L’enigma della vita’ (Andromeda Relix)

Gli anni ’90 e la decade successiva non sono stati ancora storicizzati ma chi vorrà prendersi la briga di rileggere il new prog dell’ultimo ventennio potrà utilizzare i Logos come cartina di tornasole, come vicenda rappresentativa di speranze, tensioni e risultati di tanti musicisti neoprogressive. Attiva dal 1996, la band

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Freeway Jam: ‘Piccoli Mondi’ (FreeMood)

Quando pensiamo al progressive, spesso torna alla mente un’idea di continuum spazio-temporale, un flusso nel quale le consuete scansioni cronologiche vanno a farsi benedire, un regno in cui dominano incontrastati i dischi, a prescindere dalle date di uscita. Accade così che un’ottima band si faccia ascoltare con un frizzante album

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Taproban: ‘Strigma’ (Musea Records)

“Buone cose di pessimo gusto”. Credo che la definizione di kitsch più efficace sia proprio quella di Guido Gozzano, che consapevolmente o meno è stata accostata tante volte ai gruppi progressive, in particolare quelli delle generazioni più recenti. Non che i Taproban siano kitsch, ma l’estetica rock dal post-punk in

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