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Audio Review di ottobre: i miei pezzi

Sempre puntuale in edicola il nuovo numero di Audio Review, il mensile con cui collaboro dal 2012. Sul numero di ottobre il mio commento ai nuovi album di Cindy Blackman Santana, Ayreon, Ulver, Chris Catena, Snowy White & The White Flames, Jakko Jakszyk, The Flower Kings, Ozric Tentacles.

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Oneira: ‘Hyperconscious’ (Musea Records)

Mi ero occupato degli Oneira con curiosità ai tempi di “Natural Prestige”: nonostante le ingenuità tipiche di ogni debutto, la formazione del polistrumentista Filippos Gougomis si collocava in un filone poco battuto in Italia, a cavallo tra prog-rock, hard pomposo e AOR patinato, sulla scia di quegli Everon così influenti

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Inior: ‘Hypnerotomachia’ (BTF)

Quando nel 2011 pubblicai “Prog. Una suite lunga mezzo secolo”, raccolsi svariate critiche sulla copertina. Una cover di cui l’editore era soddisfatto e che in fin dei conti piaceva anche a me, visto che comunicava tutta l’importanza di un genere durato quasi mezzo secolo. Ciò che invece non piacque a

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Moraine: ‘Groundswell’ (Moonjune)

La storia del rock è costellata di “beautiful losers”. Da Syd Barrett a Jim Croce, da Roky Erickson a Nick Drake, all’ombra delle grandi e longeve band c’è stata una moltitudine di splendidi perdenti, personalità eccezionali andate via troppo perso oppure nascoste agli occhi del grande pubblico. Possiamo assegnare lo

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Alberto Rigoni: ‘Overloaded’ (Any And All Records)

Dove avevamo lasciato Alberto Rigoni? Difficile dirlo, vista la frenetica attività dell’instancabile bassista veneto: al di là della collaborazione con Alexia, di un endorsement con Alusonic con tanto di signature e della nuova operazione Vivaldi Project (con Mystheria), l’ultimo tassello discografico risale al 2012, ovvero “Three Wise Monkeys”.

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Molecole n. 51: N_Sambo, Edmondo Romano, Carmine Ioanna

Prima o poi dovrò fare un censimento dei folletti psichedelici in Italia. Mi vengono in mente personalità di cui si favoleggia da tempo nell’underground tricolore, da Dario Antonetti a Daniele Caputo, da Maurizio Curadi a Ludovico Ellena, con la benedizione di Matteo Guarnaccia. Poi c’è un ragazzo livornese che all’anagrafe

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Hedersleben: ‘Die Neuen Welten’ (Hedersleben)

Forever lost in space and time. Un motto azzeccato ed efficacissimo per gli Hedersleben, alfieri californiani dello space-rock che attaccano il jack, si scaldano le dita, si guardano negli occhi, si sintonizzano e saltano, smarriti nel tempo e nello spazio in un incessante flusso sonoro. E’ questa la condizione tipica

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