Progressive

Syne: ‘Boundaries of hope’ (Syne)

Con buona pace dei puristi, negli ultimi anni il termine “progressive” è stato spesso utilizzato per gruppi (e spesso dai gruppi stessi) come Tool, Opeth, Ulver e via discorrendo. Formazioni attigue al metal o all’hardcore evoluto, che non propongono un discorso aderente ai canoni del prog storico ma che sicuramente

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FEM Prog Band: ‘Epsilon’ (Auditoria Records)

Una bella storia, quella della FEM Prog Band. Già il nome Forza Elettro Motrice la dice lunga sull’energia che i ragazzi infondono nella loro attività: il resto è una vicenda giovane, nata nel 2007 e passata da un lavoro di cover anni ’70 alla ricerca di una propria personalità.

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Inner Ear Brigade: ‘Rainbro’ (AltrOck Productions)

Che grande nome Inner Ear Brigade. Di “brigatista” però c’è ben poco, se ci riferiamo a un’indole guerrigliera e aggressiva. Anzi, la formazione californiana, nuovo fiore all’occhiello della nostrana AltrOck, si ispira a quella visione “aurea” del progressive storico che non conosce confusione e irregolarità ma equilibrio e visione “orchestrale”.

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Rick Miller: ‘Dark Dreams’ (Mals)

Incredibile Rick Miller. Un disco d’esordio nel 1984, una lunga pausa con un parziale ritorno nel 1998 e poi, dal 2003, un disco all’anno. Fossero album diversi, mutevoli, sorprendenti, la cosa potrebbe suscitare interesse, ma il tenace Miller preferisce concentrarsi su un aspetto preciso – quello del rock sinfonico e

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Reverie: ‘Revado’ (Downbridge)

Oramai attivi da anni, i Reverie consegnano all’ascoltatore una delle più personali prove di interpretazione progressive. La formazione guidata da Valerio Vado ha mutato pelle nel corso del tempo conservando intatti alcuni tratti somatici, divenuti poi chiavi di volta dell’intera proposta artistica. Pensiamo all’inclinazione per l’acustico e l’arrangiamento colto, al

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Vieux Carré: ‘Eteronimie’ (Vieux Carré)

Era il 2006 e furono una bella scoperta: Vieux Carré. Una formazione perugina dedita a un progressive di innovazione e tradizione, in bilico tra la ricerca di una propria personalità e il dovuto rispetto ai grandi del genere, in particolare italiani. A sei anni di distanza, in un panorama musicale

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Quasar L. S.: ‘The Dead Dream’ (Lizard Records)

Ricostruire la storia del new progressive in Italia non passa soltanto per vicende strettamente discografiche: ci sono formazioni che hanno vissuto per anni in una sorta di “limbo”, in attesa di tempi migliori, e in cattività hanno scritto, suonato, messo nel cassetto idee, spunti e materiale per interi dischi. Una

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Akt: ‘Blemmebeya’ (Creative Commons)

Progressive e utopia. Altri luoghi e non luoghi sono un tema frequente nel linguaggio prog, tra Gong, Magma, Trip e Rush, isole di niente e orizzonti darwiniani. “Blemmebeya” però supera la logica utopica e con spirito orwelliano mette in musica un’ipotesi vicina, prossima, se non attuale. L’informazione decapita l’essere umano,

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