C’è differenza tra emotività e umoralità.
L’emotivo è attraversato dalle sensazioni, ne è pervaso; l’umorale ne è scosso. Il corpo diventa laboratorio di emozioni, territorio di scoperta e conquista. I sing the body electric. Il discrimine è nella gestione, forse nel controllo.
Non so se Lucio Battisti sia stato umorale; molto probabilmente emotivo. Credo però che sia stato assai controllato ma nell’atto artistico supremo, nella composizione, convivevano diversi stati sentimentali e razionali. Le macchinette liriche per lacrime, alla Puccini, insieme all’urgenza espressiva che catturava un messaggio o un’impressione, alla Dylan.
Oggi è il 29 settembre.
Data speciale nella sua storia.
Fu il titolo della prima canzone che gli diede credito e rilevanza come autore.
In questa data nel 2019 finalmente – ma dipende dal punto di vista – il canzoniere mogolbattistiano approdò a Spotify e altre piattaforme streaming, al termine di una battaglia legale duratura.
Infine, e lo si ricorda troppo poco, il 29 settembre 1994 uscì Hegel. Il suo ultimo disco. Un curioso paradosso artistico-cronologico, ma la vicenda battistiana è tutta un mistero.
Ne parleremo stasera a Napoli, alla Libreria Iocisto e al Bar Centrale 4.0, nel nostro rendez-vous dalle 19.30.
Ne ho parlato anche con Ivano Rebustini, firma storica che ha da poco pubblicato Specchi Opposti, il nuovo libro interamente dedicato agli anni post-Mogol con Pasquale Panella.
La nostra conversazione ermetica, in bianco, oggi su Jam: