Incredibile Rick Miller. Un disco d’esordio nel 1984, una lunga pausa con un parziale ritorno nel 1998 e poi, dal 2003, un disco all’anno. Fossero album diversi, mutevoli, sorprendenti, la cosa potrebbe suscitare interesse, ma il tenace Miller preferisce concentrarsi su un aspetto preciso – quello del rock sinfonico e sognante alla Camel/Genesis/Barclay James Harvest – e buttarvicisi dentro a più non posso.
A distanza di un anno dall’ottavo capitolo “In the shadows”, Miller pubblica con ormai ordinaria puntualità il nuovo “Dark Dreams”. Ancora una volta con la russa Mals, ancora una volta in completa solitudine esecutiva fatta eccezione per sporadici ospiti come il chitarrista Barry Haggarty. Rick punta a insaporire di sfumature etniche e classicheggianti un sound piuttosto strutturato e privo di scossoni, alla Alan Parsons (vedi l’opener “Return to Uqbar”, assai rappresentativa) o alla Moody Blues del ritorno post-74, ma il disco non decolla, è appesantito e piatto, privo di nerbo anche nella suite “Angels in the forest”.
E’ vero che Miller, piuttosto che cambiare registro, preferisce sviscerare in modo quasi maniacale le cellule sonore lanciate nel 1984, ma il troppo stroppia e questo album lo prova.
http://rickmiller.bandcamp.com
D.z.