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Eduardo Vitolo: ‘Sub Terra’ (Tsunami); Diego Nozza: ‘Hard Core’ (Crac)

Underground. Sottoterra. Sub Terra. Per affrontare questo suo nuovo appassionato e curioso studio, Eduardo Vitolo si è lanciato nell'Ade del sottobosco italiano: quello più estremo tra 1977 e 1998, che in ventuno gloriosi e sanguinosi anni ha raccolto apprezzamenti esteri, numeri lusinghieri, autorevolezza postuma. Esplorando varie “scene” (quando il termine

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Mario Bonanno: ‘Rosso è il colore dell’amore. Intorno alle canzone di Pierangelo Bertoli’ (Stampa Alternativa)

Che tipo tosto era Pierangelo. Angelo anzi, entriamo subito in confidenza, come amava fare lui. Poche balle, idee ferme e decise, sigaretta, chitarra e dritto al cuore, senza fronzoli. Pensare ad Angelo riporta immediatamente a un'altra Italia, “Italia nera sotto la bandiera vecchia vivandiera te ne sbatti di noi”, quella

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Walter Gatti: ‘La lunga strada del rock’ (Lindau)

“Quando non ci sono tendenze, desideri, confronti con l'eternità, la produzione si abbassa, la qualità inferiore”. I confronti con l'eternità di cui parla Giorgio Gaber in una delle numerose interviste che compongono La lunga strada del rock sono un'ottima chiave di lettura dell'operazione condotta da Walter Gatti. Rispetto al coevo

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Agitation Free: ‘Shibuya Nights’ (Esoteric Recordings)

A partire dagli anni '70 il Giappone è diventato terra di grandi trionfi: basta pensare a un “Live in Japan” dei Deep Purple, ai fasti degli Scorpions e della nostra PFM. Persino un jazzista come Joe Henderson, protagonista di uno splendido live giapponese all'alba dei Seventies, ne sapeva qualcosa. Negli

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Artisti Vari: ‘Prog Exhibition 2’ (Immaginifica)

La storia del progressive italiano è costellata di piccoli e grandi festival. Dalla sua nascita, il prog tricolore si è espresso sul palco, da Viareggio al Parco Lambro, dal Be-In a Villa Pamphili: dal vivo sono esplosi gli amori per Jethro Tull, Genesis e Van Der Graaf, dal vivo PFM,

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Amigdala: ‘Opere Omus’ (Suoni del sud)

E qualcosa di nuovo giunse da Napoli. Intendiamoci, nulla di rivoluzionario ma sicuramente una deviazione, uno scarto rispetto all'ancora dominante fusion a metà strada tra Wayne Shorter e Pino Daniele, vincolata a stilemi demodè e alla reiterazione incessante di quel “chesta città” che ammorba larga parte dei testi partenopei. La

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Master Experience: ‘Billions Of Grains’ (Autoprod.)

C'è qualcosa di anomalo nel debutto dei Master Experience, e risiede nella loro principale influenza e nel lungo lasso di tempo trascorso tra la fondazione e il debutto. Raramente nel panorama prog italiano abbiamo trovato una band così innamorata dei Fates Warning, quelli abrasivi e dinamici di “Disconnected” e “FWX”:

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