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Barock Project: ‘Coffee in Neukölln’ (Musea Records)

Una caratteristica peculiare dell'esperienza neo-progressive italiana è la continuità. Dopo la storica frattura alla fine degli anni '70, con quella lunga pausa che tenne in incubazione idee, progetti e slanci, dalla fine degli anni '80 il new progressive ha avuto una produttività costante, che dura tuttora. Il nuovo prog italiano

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Copernicus: ‘Victim Of The Sky’ (Nevermore Inc./Moonjune)

Dove eravamo? Dove eravamo quando Copernicus, nel buio della downtown newyorkese, affidava a latrati, grugniti e slanci lirici il suo onirico j'accuse? Dove eravamo quando il poeta di origine polacca pubblicava il suo secondo lp, dietro al quale c'era scritto “What kind of record is this”? Una domanda lancinante, alla

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Banco del Mutuo Soccorso: ’40 anni’ (Sony Music)

1972. Annus mirabilis per la storia del rock, specialmente in Italia. Anno di festival e debutti discografici, di classifiche rivoluzionate dall'avvento delle nuove rock band. Anno di grandi risultati: il boom della PFM di “Storia di un minuto”, l'exploit degli Osanna con “Milano Calibro 9”, la popolarità delle Orme di

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Mogador: ‘Absynthe Tales of Romantic Visions’ (Mentalchemy)

Nonostante l’implosione della discografia e il corrispettivo trionfo del revival in ogni suo aspetto (dalle reunion allo sfruttamento del back catalogue) non mancano formazioni neo-prog che, passo dopo passo e disco dopo disco, crescono in termini di maturità e qualità. Pensiamo ai Conqueror, ai rinnovati Syndone, agli StereoKimono, tanto per

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Dianoya: ‘Lidocaine’ (ProgTeam)

Lidocaina. Lo spirito del progressive, pur nascendo dalle ceneri della psichedelia e della temperie “allucinogena” dei secondi anni '60, non ha mai avuto confidenza con l'allargamento della coscienza. Figuriamoci il cerebrale e studiato progressive metal. Ciononostante i Dianoya intitolano “Lidocaine” il nuovo disco e confermano l'impostazione heavy prog del debutto

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Osanna: ‘Rosso Rock’ (Afrakà)

E reunion fu. Ma c'è reunion e reunion. Pensiamo all'ultima incarnazione dei Van Der Graaf, completamente proiettata verso il nuovo come testimonia il recente album strumentale “ALT”. E in Italia? Dalla seconda metà degli anni '90 i protagonisti del nostro progressive sono tornati in larga parte in azione, tra studi

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Elf Project: ‘The Great Divide’ (10T Records)

Peccato che tanti gruppi prog americani abbiano pretese così basse e ambizioni così appiattite. Con la preparazione e la professionalità che si ritrovano potrebbero fare davvero molto di più. E' il caso degli Elf Project, nello specifico di Carl Schultz. Polistrumentista newyorkese, Schultz ha messo in piedi questo progetto inizialmente

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