No tribute, no reunion. Piuttosto, un esperimento. Un “cosa sarebbe successo se…?” dedicato a quei Pierrot Lunaire che Vannuccio Zanella della MP Records, curatore del progetto, ritiene “la più sorprendente” tra le rock band italiane. Dopo “Gudrun”, il secondo Lp di Stàlteri e Chiocchio, i Pierrot Lunaire si fermarono. Prima dello scioglimento, che pose fine a una delle esperienze più intriganti del nostro progressive, il duo lavorò a un lotto di brani che avrebbero dovuto comporre il terzo album, rimasto lettera morta. Da quelle registrazioni spuntano fuori proprio tre brani del 1978, ricomposti in questa “antologia” sui generis.
“Soldato”, “Cilla” e “What’d you say” sono molto interessanti, scontano una registrazione lo-fi ma rivelano il grado di maturazione raggiunto in un’area piuttosto personale tra minimalismo, ballata, musica da camera e neoromanticismo, con la componente rock/elettrica completamente arginata. Tutto ciò in linea con i risultati di “Gudrun”, di cui due pezzi (“Sonde in profondità” e “Mein armer italianer”) tornano nella demo-version del 1975.
L’altra faccia del progetto ha i piedi ben piantati nella contemporaneità e non necessariamente nel progressive: un gruppo di band italiane omaggiano classici dei Pierrot, con approcci diversi e spesso lontani tra loro. E’ il bel ritorno del Segno del Comando, come sempre inquietante con “Lady Ligeia”, la conferma dei Gran Turismo Veloce con un’incisiva “Il Re di Raipure”, il talento di Claudio Milano e Marco Tuppo, capaci di interpretare con personalità momenti chiave di “Gudrun”.
A chiusura del cerchio, Arturo Stàlteri omaggia il suo sodalizio con il compianto Chiocchio in “Morella”, impreziosendo un’operazione non eclatante ma molto suggestiva.
D.Z.