Nella piccola grande vicenda del new prog italiano, costellato di piccole grandi storie spesso durate un solo disco, un solo concerto, uno sparuto manipolo di appassionati, cosa rappresenta il Notturno Concertante? Il senso profondo e sincero di un’evoluzione. Il nuovo disco “Canzoni allo specchio” ne è la testimonianza più palese. Difficile, se non impossibile, riconoscere tra le note del sesto album il dolce impatto marillioniano che la formazione irpina aveva agli esordi, eppure le venature acustiche, la scelta di campo melodica, l’accortezza verso una forma-canzone concepita come occasione per un arrangiamento elegante e raffinato, sono caratteristiche costanti nella poetica del Notturno.

“Canzoni allo specchio” valorizza come non mai tali componenti, trasportandole nel nuovo millennio a dieci anni da quel fascinoso ritorno che fu “Riscrivere il passato”. L’approccio di Lazzaruolo e Villanova è sempre quello di uno sguardo volto all’indietro e al tempo stesso lanciato in avanti: “Canzoni allo specchio” recupera evergreen come “Le anime belle” e “The price of experience” rivedendoli grazie alla nuova line-up, oppure si muove tra canzone, tentazioni progressive e la tipica grazia acustica catturando novità e passatismi privi di retorica.

Il new prog non c’è più, è solo una parte di una tavolozza sonora in cui domina una tensione strumentale forte e incisiva: merito dell’organico che sfrutta ampiamente fiati e fiasarmonica, violino e percussioni, le immancabili chitarre acustiche e un’elettronica “morbida” e discreta. “Ahmed l’ambulante” (testo di Stefano Benni), la trascinante “Lei vede rosso”, la title-track e “Come il vento” sono la novità più eclatante per il Notturno: una ethno-rock song orchestrata con gusto tra echi di Dave Matthews, Sting e Peter Gabriel, con Giuseppe Relmi valido vocalist di ruolo. Sul versante acustico ed emozionale “Young man gone west” e “On growing older”, mentre “La milonga di Milingo” gioca con sottili richiami latinoamericani.

“Canzoni allo specchio” è uno di quei dischi da custodire, ascoltare e riassaporare. Non a caso la scelta del lussuoso booklet, con le immagini di Fabio Mingarelli, lo rende proprio come un buon libro: un nutrimento sicuro per la propria anima.

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D.Z.