Caldo mediterraneo. Il disco d'esordio dei Four Funk – nomen omen, ma fino a un certo punto… – punta a un clima piacevole, mai difficile da tollerare, animato da un buon punto d'incontro tra le diverse esperienze dei musicisti. A cavallo tra blues, jazz-fusion, soul e classic rock, il quartetto toscano lavora su materiale altrui – da Eddie Harris a Medeski, Martin & Wood balzando a Earth Wind & Fire e Derek Trucks – per presentare il suo punto di vista. Free non ignora l'eleganza e la signorilità ma punta a prima vista al movimento, al carico di groove e sensualità, alle forme estese e pulsanti di un rock-jazz cromatico e ficcante, eseguito con energia e freschezza. Andrea Braido e Vittorio Alinari gli special guest, che aggiungono grinta e professionalità ad un album esuberante e sentito.
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Nivale rigido con bassa pressione. Non a caso si parla di 'depressione d'Islanda'. I ragazzi del Disordine delle Cose si sono fiondati lì per il secondo album: certo la presenza in studio a Rejkjavik di Birgir Birgisson e l'ospitata delle Amiina fanno pensare ai Sigur Ros – e non potrebbe essere altrimenti, visto anche il sempre crescente carisma della band esercitato sugli italiani – ma il gruppo piemontese non ragiona in termini di fotocopia. Anche perchè il senso di lentezza, meditazione e calma tipico delle cascate di suoni care agli islandesi non è per niente alieno al sestetto, che con il primo disco pose subito le basi per un pop-rock d'autore elegante e rarefatto. La giostra valorizza le intuizioni del debutto, sfrutta l'ampia tavolozza strumentale, mostra coraggio prendendosi tempi lunghi e dilatati. Artwork da gioia per gli occhi, seguendo questa direzione il terzo disco potrà essere l'apice compositivo dei nostri.
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Temperato fresco. Ideale quando la canicola arde ma non vuoi rinunciare al tepore. Bebo Ferra è così: in perfetto bilico tra le varie componenti del jazz elettrico, tira fuori gli artigli con un trio chitarra-organo-batteria che parte dai Lifetime e trova la sua personalità in un crogiuolo di riferimenti e in un laboratorio di suoni. Il jazzista sardo, noto per le collaborazioni con Fresu e Tommaso, unisce vari fili – non a caso oltre i propri pezzi ci sono due entusiasmanti riletture: la eastwoodiana Gran Torino e una sorprendente Satisfaction – ed esplora con intelligenza, fantasia e passione un linguaggio che da anni ha esaurito vitalità. L'organo di Gianluca di Ienno evita contatti scomodi con i terzetti del soul-jazz, Specs People attraversa regioni graffianti, ruvide e incisive, incontrando persino atmosfere che non dispiaceranno ai fan dei Radiohead.
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D.Z.