“Sculture di parole”. Pensando all’epopea del rock progressivo, vengono in mente le imponenti sculture sonore create nel corso di quasi mezzo secolo di rock d’arte: colpi e ceselli di scalpello che hanno dato vita a un monumento ricco di sfumature, nuances e policromie. Merito anche dei testi. Considerati talvolta dei meri orpelli o delle aggiunte ex post rispetto alla prevalenza del dato strumentale, sono stati affidati a grandi voci, a eccelsi interpreti: pensiamo a Peter Gabriel, Jon Anderson, Peter Hammill, a loro modo Robert Wyatt e Richard Sinclair, e ovviamente Greg Lake.
Mr. Lake è tornato in Italia lo scorso dicembre per un breve tour solista, quel Songs of a lifetime che ha suscitato notevole interesse per la formula one man-show e che ha fatto riconquistare al vocalist inglese degli spazi considerevoli. Proprio in occasione del suo tour, e in attesa di un’autobiografia annunciata da tempo, Max Marchini – firma storica di Rockerilla e amico intimo di Greg – ha pubblicato questo Word Sculptures: un biglietto da visita per i pochi che non conoscono o che hanno dimenticato la storia di Lake, un approfondimento tra aneddoti e immagini per chi ama la sua vicenda e ha partecipato al tour solista.
La formula è avvincente: ricordi, episodi, riflessioni e considerazioni artistiche e umane tra foto inedite e testi. Greg Lake si racconta (in inglese) dall’infanzia all’ultima reunion con Emerson e Lake per lo High Voltage Festival del 2010, inquadrando il suo ruolo nei King Crimson prima e negli ELP dopo, e riflettendo sulla sua carriera solista ma anche sulle differenze tra industria discografica ieri e oggi. Godibile anche se poco incentrato sull’aspetto musicale e più sull’aneddotica o su vicende private, Word Sculptures si muove nel solco di un’interessante riflessione: Lake è uno dei simboli del prog, eppure la sua voce e in generale il suo ruolo e i suoi interessi sono molto legati alla forma-canzone (non a caso ricorda con orgoglio che Lucky Man fu il primo pezzo da lui composto), alla quale non ha mai abdicato.
Un testo molto piacevole, da affiancare all’autobiografia di Emerson pubblicata qualche anno fa da Stampa Alternativa, per cogliere affinità e divergenze tra due colossi della storia del rock.
D.Z.