I Mangala Vallis rappresentano in pieno quel nutrito manipolo di gruppi devoti al “suono” progressive anni '70 (dunque all'estetica, al colore, alla simbologia, agli sviluppi narrativi di certo rock d'arte), contestualizzato e aggiornato alla luce della contemporaneità. Di album in album, la formazione guidata da Gigi Cavalli Cocchi ha mutato line-up senza cambiare pelle, confermando quell'impostazione vintage e “saporita” a prescindere dagli scossoni interni.
L'ultima grossa modifica è recente: esce Bernardo Lanzetti, entra Roberto Tiranti. Due personalità diverse per percorsi, esperienze e pasta vocale: più vicino alle sfumature genesisiane e romantiche l'ex Acqua Fragile e PFM, di indole e temperamento più altisonante l'ex New Trolls e Labyrinth. La sua voce è perfettamente incastonata nel terzo album “Microsolco”, un nuovo concept dal taglio futuribile: il 21 dicembre 2012 un hacker distrugge le memorie digitali del pianeta, evento che farà riscoprire agli uomini ritmi e riti naturali del tutto dimenticati.
Rispetto ai larghi campi strumentali di “The book of dreams” e alle atmosfere fosche di “Lycanthrope”, “Microsolco” si caratterizza per un ambiente sonoro più movimentato ed elettrizzante, come se al primo amore per i Genesis si fosse affiancata un'infatuazione crimsoniana. Riferimenti a parte, il disco si caratterizza per una buona sintesi: sette brani di media durata, con un'attenzione all'asciuttezza che nei precedenti mancava, evidentemente mutuata dal recente progetto CCLR. Tiranti interpreta bene la tensione melodica che emerge da pezzi di notevole impatto rock (“Easy empire”, “Plastic paradise” e l'ottima title-track), ma non mancano le “tipicità” dei MV (“Gods of the XXI Century”, “Welcome to the new world” e l'aria alla PFM di “21/12/2012”).
Un eccellente ritorno per i Mangala Vallis: “Microsolco” è un lavoro più che dignitoso, “ortodosso” ma non così prevedibile.
D.Z.