Un tempo c’era Emilia paranoica. Ora, dopo il crollo delle ideologie, della spiritualità, delle “grandi narrazioni” del Novecento, di quelle sicurezze sostituite da precarietà lavorative e interiori, spunta fuori un’Emilia malinconica. E’ il titolo del brano che chiude “Particelle”, il nuovo album dei Lagartija, formazione di casa Lizard che catturò una buona attenzione con il disco d’esordio nel 2010.
Anche per questo lavoro la formazione piacentina si muove tra rock-jazz moderno e post-rock, con un piglio più deciso e dinamico, tanto che la convincente opener strumentale “Idiosincrasia” oltre che da biglietto da visita funge anche da pungente overture. I punti di fusione tra le diverse anime arrivano in “Myths” e la title-track, dove il quintetto sfalda la forma-canzone, allargandola con inserimenti di fiati e con un drumming dinamico e presente (Christian Piga e Michele Molinari).
Mutevoli e rarefatti, sfuggenti e nebulosi, i brani dei Lagartija colpiscono per l’atmosfera fosca e decadente nella quale si muovono, sia in episodi strumentali come “Tete” che in canzoni come “Non si può cambiare”. Un ottimo passo in avanti rispetto al debutto, per una band che cerca l’originalità: nonostante alcuni “peccati originali” (la voce ad es.) la direzione è quella giusta.
D.Z.