A nove anni dal disco d’esordio, il cantautore lombardo torna con un album intenso e meditativo. Coprodotto con Boris Savoldelli, il disco ospita anche Guido Bombardieri e Dennis Rea
ROBERTO FEDRIGA
La mia malattia
(2023)
8 tracce, 25.40 min.
«Sono passati nove anni dal mio primo album. Un periodo lunghissimo ma necessario. Ho scritto le nuove canzoni in questi anni peculiari, molto complessi per tutti, innegabilmente. Tutti noi abbiamo avuto tempo però per guardarci forse più in profondità. A volte perdendosi nell’abisso. È stato un processo creativo che ha richiesto varie fasi di maturazione, non per perfezionismo o altro, ma per rendere la mia urgenza espressiva il più pura e trasparente possibile sia nella scrittura dei testi, della musica e degli arrangiamenti».
Un nuovo album dopo nove anni di assenza, la ricerca artistica solitaria verso la massima purezza. Un disco nuovo col quale Roberto Fedriga si mette a nudo suonando tutti gli strumenti: è La mia malattia, il suo secondo album. Rispetto al disco d’esordio del 2014 e a Frenologia con la band Magora del 2018, La mia malattia si distingue per la precisa scelta di curare direttamente le parti di piano, chitarra, basso e percussioni sovrapponendo le diverse tracce. Fedriga è al centro con la sua voce e i suoi testi, all’insegna di un intimismo e una maturità sorprendenti.
Nato nel 1984, Roberto Fedriga ha un passato rock, ha studiato canto jazz, e gestito gli studi di registrazione Undersound, ma il suo orizzonte è la canzone d’autore. Tim Buckley, Tom Waits, Nick Drake e John Martyn lo influenzano profondamente nella tecnica ma soprattutto nella ricerca dell’interpretazione come obbiettivo principale dell’espressione musicale. Nel 2014 debutta con l’album Roberto Fedriga (con la partecipazione di Nik Mazzucconi e Guido Bombardieri), nel 2018 pubblica Frenologia con la rock band dei Magora.
Le otto tracce di La mia malattia vedono anche la partecipazione di vari ospiti: Guido Bombardieri, uno dei giganti del jazz italiano, il chitarrista di Seattle Dennis Rea (prolifico compositore prog e jazz-rock), Elena Troiano e Federica Tirelli. La coproduzione è a cura di Boris Savoldelli, uno dei più importanti performer vocali europei, da sempre molto vicino a Fedriga. Il cuore dell’album resta quello solitario, sempre più messo a nudo, dell’autore: «Ho sentito l’esigenza di chiudermi in fase di scrittura dentro di me. Solo con i miei strumenti e la mia voce. Volevo essere totalmente descritto dal mio progetto. Volevo realizzare qualcosa di profondamente mio, ma che allo stesso tempo avesse la forza di potersi legare al vissuto di qualsiasi ascoltatore».