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The Rhythm Method (diary): 1 marzo

Ieri sera ho ricominciato a correre. È una delle mie più antiche abitudini, che solitamente riattivo in primavera, dopo il letargo sonnacchioso dell’inverno. Nei giorni scorsi però ho captato alcuni segnali, dai fiori rosa fiori di pesco appena spuntati al chiacchiericcio degli uccelli, così mi sono lanciato in strada. La

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The Rhythm Method (diary): 25 febbraio

Nella mia attività la figura di Lucio Battisti è molto presente. A lui ho dedicato tre libri, ai quali sono legato per i tempi e gli esiti, diversi ma intrecciati. Ai tempi di Aereostella feci un’indagine appassionata sul controverso ‘Amore e non amore’ (la censura, la donna nuda, eros e

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The Rhythm Method (diary): 24 febbraio

Un tempo in treno c’era più silenzio. Oggi ho la sensazione che sia tutto rumoroso. E non mi riferisco solo al vociare, allo sferragliare, al risuonare biglietto dopo biglietto. Torna in mente il monito di Burroughs: provate a stoppare il vostro discorrere sub-vocale, a raggiungere pochi secondi di silenzio; arriverà

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The Rhythm Method (diary): 19 febbraio

Rivelazioni su rotaia. Un pirlino di assessore riabilita la bestialità del nonnismo. Letto in giro poco fa. Quando si dice: la sana comunicazione istituzionale. Molto più sano approfittare del tempo in treno per ritrovare un Sessantotto mimetico, raccontato proprio da una caserma, specchio di “un’Italia opaca e furbesca, trafficona e

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The Rhythm Method (diary): 18 febbraio

“Crediamo di ricordarci le parole, invece sono solo le intonazioni che hanno causato la ferita o servito da balsamo”. Così affermava Pontalis, così pensavo stamane ascoltando a Radio Radicale l’intonazione ben scandita di una parola cara: continenza. Bella come compassione, connessione, condivisione. Il cum fa sempre la differenza. Compagnia. Quella

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The Rhythm Method (diary): 15 febbraio

“Alla salute di tutti gli idioti senza speranza: oggettivamente e soggettivamente”. Così esordiva Gurdjieff nel brindisi con i suoi studenti al Prieuré di Fontainebleau. Siamo tutti idioti senza speranza, lui sosteneva, indaffarati e reattivi nel difendere la macchina, addormentati e pronti a destarsi per le cose più futili. Raramente mi

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The Rhythm Method (diary): 6 febbraio

“Detesto la solidarietà. Si può morire di troppa solidarietà”, credo abbia detto John Lennon. Se ho afferrato il senso, probabilmente aveva persino ragione. Tuttavia sull’altro versante della libertà c’è la responsabilità, ed è bene fare qualche scelta anche in tempi difficili come questi. Il Coronacene impone somma accortezza nella gestione

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