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The Rhythm Method (diary): 24 maggio

Oggi sesta lezione del corso di ufficio stampa alla Accademia Lizard. Ci avviamo pian piano alla conclusione di un bel percorso di senso e di condivisione, che auspico possa strutturarsi e ingrandirsi per bene. Ho riscoperto il disco dei Cacao. Lo ascoltavo sempre prima che nascesse mia figlia, ormai nove

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The Rhythm Method (diary): 23 maggio

Albori. Quando si è nel luogo dei ritorni, centrali e periferici, si riscoprono suoni e opere. Un disco di ricerca, rabdomantico sin dal titolo, che placa l’afrobeat, argina la vitalità festosa – highlife – e rallenta il tutto lasciando spazio e tempo a temi lunghi, dolenti, mollemente funerei. Il senso

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The Rhythm Method (diary): 18 maggio. Arrivederci Franco

Capire Battiato. Il cordoglio web per la scomparsa di David Bowie ci fece comprendere il confuso mix di compianto, appartenenza, dispiacere e voglia di marcare il territorio per sottolineare la vicinanza, la conoscenza, il “possesso” dell’artista. Catullo insegna che quando si ama non si possiede ma si custodisce. Spetta a

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The Rhythm Method (diary): 17 maggio

È vero che la storia umana hegeliana è un immenso mattatoio, ma è altrettanto vero che è una sterminata distesa di sapere, con abissi e vette, fiumi carsici e oasi. Penso al valore simbolico, al ruolo aggregante e all’utilità sociale delle biblioteche. Non entravo da tempo in una biblioteca, e

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The Rhythm Method (diary): 15 maggio

Da ragazzetto ascoltavo anche il metal. Quello più estremo mi diceva poco, anche se concettualmente era stimolante. Apprezzavo anche le spinte verso l’eccesso del death a patto che ci fossero respiro e creatività: nei primi anni 90 tra Florida e Scandinavia lo stato di salute era ottimo. Mi fanno ridere

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The Rhythm Method (diary): 13 maggio

L’estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana. Cinque anni fa Aereostella pubblicava il mio Caution Radiation Area. Lo avevo terminato un paio di anni prima, con l’obiettivo di farlo uscire in occasione del quarantennale del disco, primavera 2014. Per motivi imperscrutabili arrivò in libreria nel 2016, in concomitanza

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The Rhythm Method (diary): 12 maggio

Oh baby, back where I belong… Truckin’ fu la mia prima canzone dei Grateful Dead. Imprinting siderale. Era la fine degli anni ’80, la trovai in una di quelle cassette che uscivano ogni settimana in edicola. Se non ricordo male, ma preferirei non ricordare, note a cura di Red Ronnie.

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The Rhythm Method (diary): 11 maggio

Anthem Of The Sun. Ieri tra andate ritorni sali scendi guida parcheggia entra esci accendi spegni ho sempre avuto le orecchie impegnate. È bene combattere con la musica i pensieri parassiti e le azioni meccaniche, così mi sono costruito – in modo empirico, quasi primitivo – una poderosa playlist. Una

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The Rhythm Method (diary): 10 maggio

Slow Train Coming. Curiose assonanze su rotaia. Stavo ascoltando Dylan And The Dead tra le brume del mattino, ennesimo treno. Mentre il diabolico polmone ritmico americano si gonfiava negli auricolari è entrata prepotente e maleducata la vocetta della signorina benvenuti a bordo. Distrazioni sonore che incatenano, locomotive breath. In viaggio

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The Rhythm Method (diary): 8 maggio

Anche le qualità hanno effetti collaterali. Così mi ha detto ieri sera un buon interlocutore col quale mi confronto. Il setting è un circolo: un percorso rettiliano che dal cervelletto è arrivato alla familiarità di Jekyll & Hyde. Le controindicazioni delle virtù. Pensiamo alle copertine. Esistono grandi dischi introdotti da

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