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The Rhythm Method (diary): 19 novembre

Se è vero che lo spazio politico è quello della menzogna per eccellenza – lo diceva Derrida quindi credo che siano lontane tentazioni populiste/demagogiche – è altrettanto vero che nel profondo del privato ci diciamo tante bugie. Alcune sono reiterate, talmente stratificate nella loro sovrapposizione da diventare una non verità

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The Rhythm Method (diary): 18 novembre

Ieri sera un ascoltatore mi ha chiesto come faccio a leggere tutti questi libri contemporaneamente. Non so dare una risposta se non, ex abrupto, che l’ho sempre fatto. Ma è una non risposta. Scavando nel cascione delle memorie emerge un po’ di materia. Intanto all’avverbio contemporaneamente preferisco contestualmente: nel secondo

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The Rhythm Method (diary): 13 novembre

Il saggio dice che bisogna bere il proprio tè lentamente, con riverenza, come se fosse l’asse intorno al quale ruota la terra. Il saggio però non sa – anzi lo sa bene, per questo è saggio – che ci sono cose che fanno irrimediabilmente capitolare. Una di queste è la

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The Rhythm Method (diary): 11 novembre

Mi piace il concetto junghiano dell’autunno quale tempo di Afrodite, che rimescola i semi e “li congiunge alle cause del divenire”. Quando si ha il proprio ufficio anche in treno, allora i semi fanno compagnia. Omeomerie tascabili in carta e inchiostri, in omaggio a un tale – lo sottolinea anche

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The Rhythm Method (diary): 10 novembre

Quando cominciai a fare radio avevo una rubrica dedicata alla storia del rock, dagli anni ’50 alla fine dei ’70. Una volta suonati i classici immancabili mi divertiva setacciare brani ignoti ai più, chicche di gruppi operanti alla periferia dell’impero angloamericano, dalla Turchia al blocco sovietico. All’epoca c’era un fan

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The Rhythm Method (diary): 7 novembre

Gurdjieff e Jung si dicevano cose belle a distanza di tempo e spazio, anche senza saperlo – forse. Quando la nonna del primo era in punto di morte, lo salutò invitandolo a non fare quello che fanno gli altri. Il secondo introdusse l’immagine dell’eroe partendo dal lato scimmiesco e imitativo

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The Rhythm Method (diary): 6 novembre

Non ero pronto alla fine. Heideggerianamente parlando, avrei potuto scorgerla solo se esposto all’inizio, e solo in una relazione di disconoscimento. Nulla di tutto questo, ero rapito dal flusso. Biblioteca dell’Archivio di Stato, Edit Napoli 2021: mostra dedicata a Anthon Beeke a cura di Lidewij Edelkoort e Charlotte Grün. Circondati

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The Rhythm Method (diary): 4 novembre

Una Sony da 90 minuti. Me la recapitò un amico musicista più grande di me. In quegli anni dilagava Mark Knopfler e anche lui andava in giro con fascetta tra i capelli – pochi, coraggiosi – e giacca chiara con le maniche tirate su. Il suo vero idolo però era

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The Rhythm Method (diary): 2 novembre

Uno dei miei gruppi preferiti degli anni 90 erano i Living Colour. I Metallica che suonano con James Brown, scrisse qualcuno. Definizione riduttiva ma indicativa del loro black rock: potente, aggressivo, un funk elettrico dilagante con il potenziale creativo di Vernon Reid – mai celebrato a dovere – e il

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The Rhythm Method (diary): 1 novembre

Antonio Barbacane Duca Gagliardo della Forcoletta dei Prati di Castel Rotondo Torquato Pezzella Antonio La Trippa, musicista e soldato Fratello Caponi (Antonio) Nicolino Capece Rag. Vignanelli Antonio Dante Cruciani Filippo Scaparro Antonio Lumaconi Barone Ottone Spinelli degli Ulivi detto Zazà Galeazzo, Carlo, Scipione, Antonino, Laudomia, Pasquale Bonocore: Marchesi di Torrealta

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