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The Rhythm Method (diary): 13 novembre

Il saggio dice che bisogna bere il proprio tè lentamente, con riverenza, come se fosse l’asse intorno al quale ruota la terra. Il saggio però non sa – anzi lo sa bene, per questo è saggio – che ci sono cose che fanno irrimediabilmente capitolare. Una di queste è la

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The Rhythm Method (diary): 11 novembre

Mi piace il concetto junghiano dell’autunno quale tempo di Afrodite, che rimescola i semi e “li congiunge alle cause del divenire”. Quando si ha il proprio ufficio anche in treno, allora i semi fanno compagnia. Omeomerie tascabili in carta e inchiostri, in omaggio a un tale – lo sottolinea anche

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The Rhythm Method (diary): 10 novembre

Quando cominciai a fare radio avevo una rubrica dedicata alla storia del rock, dagli anni ’50 alla fine dei ’70. Una volta suonati i classici immancabili mi divertiva setacciare brani ignoti ai più, chicche di gruppi operanti alla periferia dell’impero angloamericano, dalla Turchia al blocco sovietico. All’epoca c’era un fan

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The Rhythm Method (diary): 7 novembre

Gurdjieff e Jung si dicevano cose belle a distanza di tempo e spazio, anche senza saperlo – forse. Quando la nonna del primo era in punto di morte, lo salutò invitandolo a non fare quello che fanno gli altri. Il secondo introdusse l’immagine dell’eroe partendo dal lato scimmiesco e imitativo

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The Rhythm Method (diary): 6 novembre

Non ero pronto alla fine. Heideggerianamente parlando, avrei potuto scorgerla solo se esposto all’inizio, e solo in una relazione di disconoscimento. Nulla di tutto questo, ero rapito dal flusso. Biblioteca dell’Archivio di Stato, Edit Napoli 2021: mostra dedicata a Anthon Beeke a cura di Lidewij Edelkoort e Charlotte Grün. Circondati

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The Rhythm Method (diary): 4 novembre

Una Sony da 90 minuti. Me la recapitò un amico musicista più grande di me. In quegli anni dilagava Mark Knopfler e anche lui andava in giro con fascetta tra i capelli – pochi, coraggiosi – e giacca chiara con le maniche tirate su. Il suo vero idolo però era

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The Rhythm Method (diary): 2 novembre

Uno dei miei gruppi preferiti degli anni 90 erano i Living Colour. I Metallica che suonano con James Brown, scrisse qualcuno. Definizione riduttiva ma indicativa del loro black rock: potente, aggressivo, un funk elettrico dilagante con il potenziale creativo di Vernon Reid – mai celebrato a dovere – e il

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The Rhythm Method (diary): 1 novembre

Antonio Barbacane Duca Gagliardo della Forcoletta dei Prati di Castel Rotondo Torquato Pezzella Antonio La Trippa, musicista e soldato Fratello Caponi (Antonio) Nicolino Capece Rag. Vignanelli Antonio Dante Cruciani Filippo Scaparro Antonio Lumaconi Barone Ottone Spinelli degli Ulivi detto Zazà Galeazzo, Carlo, Scipione, Antonino, Laudomia, Pasquale Bonocore: Marchesi di Torrealta

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The Rhythm Method (diary): 31 ottobre

Ma l’amor mio non muore. In questi giorni si celebrano i 50 anni di Arcana, uno degli editori più significativi del panorama italiano, col quale ho avuto l’onore di scrivere due libri – Prog. Una suite lunga mezzo secolo e King Crimson: testi commentati – e di disseminare saggi, prefazioni e

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The Rhythm Method (diary): 28 ottobre

L’antico principio junghiano del nutrire l’anima per non renderla un intollerante e diabolico drago vorace passava ingenuamente, negli anfratti ombrosi di fine anni 80, anche nel vestiario. Oggi ho ritrovato, direttamente dalla preistoria delle preistorie, una spilletta dei Dead Kennedys. Completamente tumefatta dal tempo, ormai rugginosa con buona pace di

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