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The Rhythm Method (diary): 10 dicembre

Frequento Piombino da anni, conosco propaggini e dintorni. Anche quelli dell’anima, che junghianamente contiene ciò che si accetta, almeno nella parte nota. Non era a me noto Claudio Jonta, probabilmente non sarà noto a tanti altri, soprattutto al di fuori della Val di Cornia. Eppure aleggia, me ne hanno parlato

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The Rhythm Method (diary): 7 dicembre

Da bambino ero affascinato dal saldatore di mio padre, un arnese magico che mi rapiva. Il segreto della saldatura era lo stagno. Fondendosi sprigionava un aroma inconfondibile e legava. Quando l’antica amicizia è salda il tempo non corrode né allenta.

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The Rhythm Method (diary): 6 dicembre

Quanta memoria c’è dietro un quadrato di cartone. Quanta vita – o sarebbe meglio usare “vissuto”, con tutto il carico di esperienza, uno strascico emozionale – è racchiusa nella combinazione tra solco, canzone, immagine. Ieri a San Vincenzo è accaduta una cosa singolare. Una cinquantina di persone hanno lasciato il

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The Rhythm Method (diary): 5 dicembre

Da lassù, o da laggiù; dal suo qui e ora, o dal suo altrove e allora, Elena Seishin Viviani dispensa consapevolezza. Mai ostentare una presenza, se si può essere un’assenza, dice. Probabilmente non aveva in mente Battisti, ma mi piace pensare che Lucio abbia praticato in questi termini. Oggi a

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The Rhythm Method (diary): 3 dicembre

Da ragazzi di provincia profonda, pervasi da quel senso carbonaro dell’esistenza, ci si incontrava in luoghi iniziatici. Più era palese la loro centralità, più accentuato era il clima da sabba segreto. Ai semafori, alle panchine, all’incrocio, al parcheggio. Ricordo un traffico losco con baratto di Just Say Ozzy su vinile

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The Rhythm Method (diary): 2 dicembre

In qualche vangelo gnostico si parla di grande turbamento dei vasi, alcuni vuoti, alcuni pieni, alcuni diritti, alcuni rovesciati. L’ascolto di un disco importante – impatto e esperienza – provoca un analogo scossone: rovescia, riempie e svuota. Gli amici di Covergreen mi hanno chiesto di raccontare i miei dischi del

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The Rhythm Method (diary): 1 dicembre

Ogni anno, a fine anno, è inevitabile la Top List con i migliori dischi. La prometto sempre al direttore, lui la teme ma sotto sotto – e anche sopra sopra – la brama. Però non la faccio mai. Ce ne sono di dischi belli e importanti, ne ascoltiamo tantissimi in

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The Rhythm Method (diary): 29 novembre

Vent’anni fa. Volati via, un soffio. È vero che tutto passa, tutto deve passare, ma tutto resta, in qualche modo e in altro modo, nelle cellule, nella speranza, nei risvegli. Una canzone, un’esperienza, un sapore, un desiderio, uno sguardo, il pulsare di una mano nella mano, il dirigersi spedito di

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The Rhythm Method (diary): 28 novembre

Le ombre segrete. Così si intitolava un reading iniziatico che ideammo qualche anno fa con Max Fuschetto. Oboe e parola, legno e verbo. Ricordo con emozione la serata nel Chiostro, una folata di suono ferma, caduta dall’alto, tra le righe dei testi del cuore che avevo selezionato. Ferretti, Tobino, Artaud,

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The Rhythm Method (diary): 27 novembre

Sono un discreto frequentatore di bar, mi posiziono al banco per sentirmi circondato da brusii, inflessioni, una nuvola di aneddoti rubati e rivelazioni afferrate con la coda dell’orecchio. È nutrimento per l’ispirazione, vita che brulica e muterà in scrittura. La mia permanenza fugace si limita al caffè, uno spettatore che

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