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The Rhythm Method (diary): 15 dicembre

Amore, guerra, elettricità. Il mio titolo preferito dell’anno è appena arrivato via Flares On Film, che hanno pubblicato il nuovo album About Love, War and Electricity. Concetti-simbolo, idee-forza potenti, shakespeariane direi; avrei aggiunto Via, Cielo, Terra, Comando e Regola. Col permesso di Sunzi, che non deve mai turbarsi nell’equilibrio delle

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The Rhythm Method (diary): 13 dicembre

E’ uscito il remix album di Stephan Thelen, Fractal Guitar 2. Nella fitta ragnatela chitarristica mettono le mani – dita creative che scuciono e ritessono guidate dal Nous – Bill Laswell, Jah Wobble e David Torn. Mix Translation, soundscapes notturni, pulsazioni lontane. Collisioni stellari ed echi marziali tra le note.

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The Rhythm Method (diary): 12 dicembre

Eckhart Tolle insegna a trasformare il disastro in illuminazione. I baffoni da trucker di Dickey Betts, il naso di Mark Arm che spunta dal caschetto biondo, l’occhio di Art Blakey perso nello swing. Voglio rileggere l’opera omnia di Laura Mancinelli, medioevi immaginari in punta di fioretto. L’albero dinanzi alla porta

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The Rhythm Method (diary): 11 dicembre

Mudra Sounds VIII. Let It Slow. In questi Infiniti Giorni Piovosi 13 dei Black Sabbath è presenza incessante. Folate di superdoom in sintonia misterica con l’esterno, gorgo di piombo e fango, corrispondenza d’elettrici sensi. Lo dicevo qualche giorno fa nell’incontro sui dischi del cuore: Black Sabbath gruppo del cuore, con

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The Rhythm Method (diary): 10 dicembre

Frequento Piombino da anni, conosco propaggini e dintorni. Anche quelli dell’anima, che junghianamente contiene ciò che si accetta, almeno nella parte nota. Non era a me noto Claudio Jonta, probabilmente non sarà noto a tanti altri, soprattutto al di fuori della Val di Cornia. Eppure aleggia, me ne hanno parlato

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The Rhythm Method (diary): 7 dicembre

Da bambino ero affascinato dal saldatore di mio padre, un arnese magico che mi rapiva. Il segreto della saldatura era lo stagno. Fondendosi sprigionava un aroma inconfondibile e legava. Quando l’antica amicizia è salda il tempo non corrode né allenta.

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The Rhythm Method (diary): 6 dicembre

Quanta memoria c’è dietro un quadrato di cartone. Quanta vita – o sarebbe meglio usare “vissuto”, con tutto il carico di esperienza, uno strascico emozionale – è racchiusa nella combinazione tra solco, canzone, immagine. Ieri a San Vincenzo è accaduta una cosa singolare. Una cinquantina di persone hanno lasciato il

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The Rhythm Method (diary): 5 dicembre

Da lassù, o da laggiù; dal suo qui e ora, o dal suo altrove e allora, Elena Seishin Viviani dispensa consapevolezza. Mai ostentare una presenza, se si può essere un’assenza, dice. Probabilmente non aveva in mente Battisti, ma mi piace pensare che Lucio abbia praticato in questi termini. Oggi a

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The Rhythm Method (diary): 3 dicembre

Da ragazzi di provincia profonda, pervasi da quel senso carbonaro dell’esistenza, ci si incontrava in luoghi iniziatici. Più era palese la loro centralità, più accentuato era il clima da sabba segreto. Ai semafori, alle panchine, all’incrocio, al parcheggio. Ricordo un traffico losco con baratto di Just Say Ozzy su vinile

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The Rhythm Method (diary): 2 dicembre

In qualche vangelo gnostico si parla di grande turbamento dei vasi, alcuni vuoti, alcuni pieni, alcuni diritti, alcuni rovesciati. L’ascolto di un disco importante – impatto e esperienza – provoca un analogo scossone: rovescia, riempie e svuota. Gli amici di Covergreen mi hanno chiesto di raccontare i miei dischi del

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