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The Rhythm Method (diary): 12 gennaio

La Sapienza venne per prima. Vista, misurata, diffusa su tutte le opere dal creatore, infine elargita secondo la sua generosità ad ogni mortale che lo ama. Ai Cactus fu donata la fangosa sapienza heavy-boogie. Un serpente elettrico allevato col sisma. Stamane è arrivato il discone dal vivo, Temple University, Philadelphia

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The Rhythm Method (diary): 10 gennaio

Ho riscoperto una Althea coi fiocchi. Soundboard dal concerto di Hartford, CT, 14 marzo 1981. God bless Grateful Dead. Il pizzo verdiano del professor Totò Casamandrei da Brescia. La mia ritualità nella preparazione del caffè: un terzo Pasquale Loiacono di Questi fantasmi; un terzo lo studente fuori corso Rosas, talpa

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The Rhythm Method (diary): 9 gennaio

La donazione presuppone l’alterità. Donante e donatario. Quando si fa un regalo a se stessi chi dona a chi? Me lo chiedo spesso nei periodi di auto-regalini che mi fanno stare bene. E se la chiave di lettura fosse celata in quel benessere? Troppo semplice, perché troppo consolatorio. Presuppone la

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The Rhythm Method (diary): 8 gennaio

Mi sono incupito riascoltando Born Again: i Black Sabbath maligni con il suono lontano sono una contraddizione in termini. Renè Guenon parlava di società moderna come anomalia nella storia umana: l’unica sviluppatasi in senso materiale, senza fondamenta in un principio d’ordine superiore. Il ragionier Antonio Vignanelli mangiava pane e tedesche.

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The Rhythm Method (diary): 7 gennaio

Ci siamo voluti bene. Tanto. Un affetto cresciuto col tempo, con il lavoro, con la scrittura e la progettazione. D’altronde gli affetti sono un divenire, ricordava Deleuze: eccedono chi li attraversa, eccedono le forze di chi li prova. Come la musica, somma creatrice di affetti. La musica ci aveva unito.

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The Rhythm Method (diary): 6 gennaio

Ho ritrovato un Garcia Marquez disperso mentre raccontavo Sepulveda a mia figlia. Sincronicità andina. Epifanie lennoniane. Alessio Vitelli, finestra pulsante sui mondi psichedelici. Aristippo con la sfera di riso, Antistene col bisogno di nulla. Centro e periferia. Cerchio e perimetro. Cintura di fuoco. Un mio maestro trovava la permanenza della

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The Rhythm Method (diary): 5 gennaio

Mezzo secolo fa. In questi giorni, all’alba del 1972, la Premiata Forneria Marconi pubblicò Storia di un minuto. Dopo un 1971 di prova con i debutti folgoranti di Osanna, Delirium, Rovescio della Medaglia e con i riesordi progressivi di Orme, New Trolls e Trip, il debutto della PFM battezzava ufficialmente

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The Rhythm Method (diary): 5 gennaio

Ricordo l’invito accorato della Yourcenar: quando sei nel buio è proprio lì che devi guardare con disobbedienza, ottimismo, avventatezza. In momenti di transizione a un prossimo ignoto seguo sempre una ritualità; più i fatti della vita la interrompono, più ho la sensazione che sia adeguata. Rileggo classici per ritrovare risposte

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The Rhythm Method (diary): 4 gennaio

Come le chitarre di Keith e Ronnie. Interlocking Human Being. Qualche ora fa dall’alto del suo social celeste il Dalai Lama ha ricordato che tutto è connesso. Non si può tenere tutto insieme ma si deve tenere tutto insieme. Sono tempi di elogio del multitasking: ma come sei bravo a

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The Rhythm Method (diary): 31 dicembre

Mythos Fondativo. E’ un concetto che mi porto dietro da tempo, da quando lo affrontai con Claudio Sottocornola. Il mythos fondativo del filosofo del pop, con il quale ho lavorato per anni, è la nostalgia del passato, in particolare degli anni ’60 sabbiosi, in filigrana, tra jukebox e cortei, sapore

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