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The Rhythm Method (diary): 10 febbraio

Qualche pomeriggio fa alle giostre una mammona roots ingollava birra, southern appalachian redneck. Fender Rhodes fluttuante. Carne e suono, un’onda tremula. Riascolto ‘Nero Assoluto’ di Giovanni Di Domenico. Lassù, girando a sinistra, si sale. Si attraversa un borghetto quasi svuotato, ci si eleva in altura. Cammini analoghi. Ripensando a René

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The Rhythm Method (diary): 9 febbraio

Genova di notte, binario letterario. Una quindicina d’anni fa, quando lasciavo la mia Acqui Terme prendevo spesso il treno notturno da Genova. Non era un giaciglio comodo ma almeno sarei stato immediatamente operativo al mattino. Una sera entrò in cabina un signore distinto, intorno alla sessantina, barba rossiccia tendente al

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The Rhythm Method (diary): 8 febbraio

Un tempo scovai un mazzo di tarocchi liberty. In calce al nono arcano maggiore campeggiava un adagio: il tempo è misurato dalle cadute. Ma il tempo è misurato anche dai ricordi, dalla presenza, dagli ascolti – stamane riscoperta on the road dei Pentagram, trinità oscura doom con Saint Vitus e

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The Rhythm Method (diary): 6 febbraio

Mudra Sounds IX. Non ricordo più se venne prima l’intervista o l’ascolto del disco. Si tratta pur sempre di trent’anni fa, quando musica e scoperte andavano di pari passo, letture incrociate ad ascolti connessi a visioni. Un arcobaleno cangiante, dal quale ogni tanto emergono fugaci sprazzi di memorie. Kory Clarke

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The Rhythm Method (diary): 5 febbraio

Una trentina d’anni fa o giù di lì, nel periodo della Temibile Invasione Toscana di cinema e tivù, c’era un programma di due allegrotti – ignoro chi siano stati, uno lungo l’altro tondo – che andavano a intervistare i loro compagni di merende. Era tutto un fatto di gomitatine e

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The Rhythm Method (diary): 4 febbraio

L’Albero dell’Immagine. In questo periodo di studi su Peter Gabriel, in particolare sul rapporto simbiotico tra suono e visione, Mirco Garavaglia mi comunica di essersi laureato in Scienze dei Beni Culturali. Tesi intrigante – e anche ben fatta, letta e apprezzata: ‘Paul Whitehead, le cover sono opere d’arte’. Relatore il

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The Rhythm Method (diary): 3 febbraio

Tremoli lontani, crotali striscianti. Ieri sera ho riascoltato Howlin’ Mercy di John Campbell. Pezzi come Down in a hole sono porte spalancate sugli inferi. Non quelli fuoco fiamme e diavolacci di certo metal stereotipato. Il vocione da orco del povero John raccontava di ferite antiche, buio profondo, demoni laceranti. Il

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The Rhythm Method (diary): 2 febbraio

Ieri ho intervistato Geoff Westley. Per una volta non abbiamo parlato di Lucio Battisti, anche se il discorso finisce sempre lì, o perlomeno ci passa, staziona quanto basta, un ristoro e un respiro. L’ho interrogato per conto di Dusk, la storica rivista di Mario Giammetti dedicata ai Genesis. Il 26

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The Rhythm Method (diary): 1 febbraio

Il maestro fu perentorio: la verità è una purificazione dalle cose. Se Sanremo è le cose – nella accezione peggiore, tra l’altro – e questo nuovo dono dei Kina è la purificazione, basta solo cogliere il momento propizio: pronto, in cammino verso la verità.

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The Rhythm Method (diary): 29 gennaio

Il caffè del sabato mattina, il libro dell’inquietudine di Pessoa, Radio Radicale. L’uomo è una dinamo, partecipa all’eterno ciclo della trasformazione di energia. Ho scovato un Dennis Chambers al Buddy Rich Memorial 1989, batteria alata e marziale. Auspico la costituzione di una commissione di vigilanza sull’uso indiscriminato delle citazioni.

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