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The Rhythm Method (diary): 21 aprile

Confucio al suo discepolo: l’apprendimento senza meditazione sull’appreso è vano. Apprendere meditando sull’appreso non è solo un concetto di durata, una tenace pressione nel tempo; come la vitamina c che fissa il ferro assistita dal sole. È anche un cogliere con la coda dell’occhio e dell’orecchio ciò che accade, essere

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The Rhythm Method (diary): 20 aprile

Laggiù c’è un ciuffo di cipressi. Sfiorano il cielo e hanno radici discrete, scendono nel profondo costanti, senza allargarsi. Noi umani cerchiamo esempi in ogni dove, ma basterebbe emulare i cipressi. Alberi compassati nel senso più autentico: signorile misura, circolare perché tutto torna. Quel ciuffo adorna un luogo caro. Il

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The Rhythm Method (diary): 17 aprile

– Papà devi accarezzare il gatto! Sono allergico all’epitelio felino. Mi basta stringere la mano di qualcuno che possieda un gatto o entrare in una casa dove svolazzano peli che esplodono reazioni incontrollate, epidermide in fiamme e attacchi asmatici. Così ho sempre avuto un patto di non belligeranza con questi

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The Rhythm Method (diary): 16 aprile

L’etichetta che contrassegna il mio involucro fu imposta. Il cognome dalla legge, il nome da mio nonno, mosso da quei vincoli annosi annidati nel cervelletto ma che non per questo esimono da responsabilità. Nominare è dominare. Porre è collocare, posizionare; com-porre è gesto nobile, attività d’amoroso confluire; im-porre è dominio.

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The Rhythm Method (diary): 15 aprile

La provincia paludosa aveva anche i suoi pro. Di tanto in tanto, nelle secche di interminabili estati, senza clamori pubblicitari spuntava fuori un concerto, del tutto inatteso. Ricordo tante volte la PFM e Le Orme in larghetti piccini di paesi sperduti, quelli in cui centro e periferia coincidono. Inevitabile ascoltare

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The Rhythm Method (diary): 14 aprile

La quantità di macchine fotografiche a tavola. È l’immagine più forte che porto con me da una delle serate di Poietika. 10 aprile 2019. Uno dei privilegi del mio mestiere è l’assistere, il vedere. L’esserci in punta di piedi, da una posizione più alta per osservare senza fare rumore. Si

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The Rhythm Method (diary): 12 aprile

Trent’anni fa. È complesso abituarsi all’idea che quel tipo di musica – figlia di una sensibilità, di una cultura, di un tempo e di uno spazio – non ci sia più. Ogni tanto rispolvero vinili consumati e ringrazio chi c’è stato dietro, perché ha ispirato o favorito dei percorsi in

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The Rhythm Method (diary): 11 aprile

Digging In The Dirt. Beat sotterraneo, boato carsico. L’isolamento è infruttifero, l’immersione prelude al parto. L’impercettibile sopracciglio di Eduardo, terremoti lontani. Il giallo di Félix Vallotton tra le ruelle di Cagnes. [Une rue à Cagnes, 1922. Olio su tela, 81 x 65 cm]

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The Rhythm Method (diary): 10 aprile

Ieri pomeriggio ci siamo divertiti nel racconto del fenomeno progressive. Dall’esordio di fuoco dei King Crimson alle geometrie serrate dei Thank You Scientist, abbiamo approfondito origine, sviluppo e affermazione del genere, deviando anche verso l’interpretazione italiana di PFM e Banco. Menzione d’onore per il maestro Giovanni Nazzaro, che ci ha

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The Rhythm Method (diary): 9 aprile

Tra i dischi di Peter Gabriel, Scratch sprigiona un fascino esclusivo. Sarà per la figura di Robert Fripp, perno mobile che tra 1977 e 1978 aleggiava con una pesantissima leggerezza; c’era e deviava, presenziava e depistava. Il secondo atto di Peter; Exposure di Robert; Sacred Songs di Daryl Hall. Triangolazione

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